Improvvisamente

Titolo: Improvvisamente
Testo e musica di Giuseppe Moscato

[RECITATO]
RACCONTARE DELLE DIFFICOLTÀ DA SUPERARE O DI QUELLE SUPERATE IN
QUESTA SOCIETÀ DISTORTA, PUÒ AIUTARCI A RITROVARE LA NOSTRA
NATURA FORSE UN TEMPO INCONTAMINATA. MA NELLA NOSTRA NATURA C’È
ANCHE CHI DIFENDE MORBOSAMENTE QUANTO HA ACCUMULATO, E’
DISPOSTO A STARE DENTRO UN INGRANAGGIO MALEFICO, SCHIERATO PER
OGNI PICCOLO E MICROSCOPICO FATTO, VIVE DENTRO UN
SISTEMA DIVISIVO DOVE OGNUNO CERCA DI ASSICURARSI UN QUALCOSA
CHE NON SI SA NEMMENO BENE COSA SIA… E SI VA AVANTI COSÌ,
TRASCINATI DA UN SOTTILE SENSO DI INFELICITÀ.
[CANTATO]
HO RITROVATO DOPO L’ALBA
IL SUONO DELLA MUSICA
MI HA CATTURATO SENZA ACCORGERMI
CHE ERA UN’ALTRA VITA
E’ UN’ALTRA VITA ANCORA
SE N’È ANDATA
SENZA PERDERE NE VINCERE
SENZA PERDERE NE VINCERE
L’HO RITROVATA
[RECITATO]
ED IO CHE UN TEMPO ERO A CERCARE DI CAPIRE A CHI ASSOMIGLIARE, HO
SBAGLIATO, HO CAPITO E SONO CAMBIATO. HO COMBATTUTO E SONO
STATO SCONFITTO, HO SPERATO, HO CREDUTO… E HO CERCATO.
TU FIGLIA, TU FIGLIO, TU AMICA, TU AMICO, SIETE VENUTI SENZA DIRE UNA
PAROLA, EPPURE IO SENZA DI VOI NON POTREI ESSERE IO, SIETE LE MIE
EMOZIONI, IL MIO SPECCHIO DA PULIRE OGNI GIORNO, LA MIA POLTRONA,
LA MIA RUBRICA TELEFONICA, LA MIA TAVOLA IMBANDITA, LA CASA DOVE
POSSO ESERCITARE LA MIA GENEROSITÀ.
[CANTATO]
E ORA TIENI STRETTA LA TUA ANIMA
PIEGATA IN UN FOGLIO DI CARTA
FRAGILE COME UN BICCHIERE E LE PAROLE
DI UNO STRACCIO DI POETA
COME IL TEMPO CHE SCONVOLGE
IMPROVVISAMENTE I PIANI
FORSE FINALMENTE HAI CAPITO
NON È IERI NON È DOMANI
[RECITATO]
AMO COLORO CHE OGNI GIORNO REGALANO GESTI CHE FAVORISCONO
NUOVI INCONTRI.

Terra

Terra
Testo e musica di Giuseppe Moscato
Voce: Irene Moscato


Cantannu sta terra beddra
Mi piglia lu cori
Lu Mari e li vecchi casi
Li strati, la chiazza u ‘rlogiu
La genti parteru tanta 
Sintennu ca si campava
E sulu lu viddraneddru
Taliava lu piscatori
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri 
E dici la terra e so 
E la notti ci s’addrurmisci
E taliannu li stiddri parla 
Di chiddru chi s’ava parlari
E taliannu li stiddri parla
Di chiddru chi s’ava parlari
Tutti li caruseddri
Lordi di pruvulazzu
Iocaru cu li mani
E inmentaru giri n’tunnu
Li fimmini a li finestruni 
Si vonnu maritari
E quacchi n’antra chiangi
Pi un’esseri a chi beddra
Ni lu mentri ca lu sali coci
Li muli che vanno e venne
Pi li Terri e pi li paisi 
vinnennu sali e pisci
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
Sula è sta terra beddra
Luntana da lu cuntinenti
Nun sanno mai chi succedi
a la capitali e susu d’iddra
Si viviru la iurnata
E aspettaru la spiranza
Pi chissu chi la duminica
La chiesa è sempre china
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri
E insemmula a Saru e Gianni 

e cull’antri si vonnu beni 

E taliannu li stiddri parlaru

Di chiddru chi s’ava parlari 

E taliannu li stiddri parlaru

Di chiddru chi s’ava parlari 

NULLA è PERFETTO

NULLA è PERFETTO: un album digitale con dieci nuove canzoni, risultato di due lunghi anni di lavoro.
I testi come sempre sono collegati a fatti che osservo o che mi riguardano in prima persona.
Dal punto di vista musicale ho provato a ricercare delle soluzioni nuove rispetto alle precedenti uscite. La chitarra acustica e a volte classica è sempre presente. Non manca il pezzo rock. Ho avuto qualche collaborazione e come sempre ho ascoltato pareri e opinioni che mi hanno permesso di rimetterci le mani in alcuni passaggi.
Ringrazio in particolare Piergiorgio Pardo per avermi prestato la sua esperienza musicale, in particolar modo per come mi ha guidato nella costruzione del mio ritratto che appare in copertina.
Sono io stesso l’autore delle musiche e dei testi e ho eseguito sia la parte strumentale che quella canora (a parte le collaborazioni che citerò di seguito), oltre ad aver registrato e masterizzato l’album. Insomma un prodotto fatto in casa.
Veniamo alla presentazione dei brani.
Il titolo dell’album “Nulla è perfetto” è anche il titolo del brano di cui ho realizzato il video. Sono convinto sia una delle più belle canzoni che ho scritto: un disabile intellettivo si innamora di una ragazza non disabile particolarmente bella e sensibile. Ho provato a mettermi nei suoi panni ed immaginare i suoi pensieri, le sue sensazioni, le sue emozioni.
Grazie a Gianfilippo Boni per aver contributo all’arrangiamento degli archi digitali rendendo questo brano ancora più lirico di quanto io stesso avrei immaginato.
La prima di queste canzoni, cronologicamente parlando è “Stasera”, scritta nel marzo del 2020 durante la prima ondata del Covid 19, un brano d’amore dedicato a mia moglie che ogni giorno di ritorno dall’ospedale metteva i suoi vestiti fuori in balcone e subito dopo la doccia, giornate infinite di paura e di attesa in cui non trovavo un minuto per stare in pace con lei. Ringrazio mia figlia Irene per il contributo vocale.
Come la maggior parte di noi durante questo periodo ho riflettuto molto in solitudine, con “Aspetta un momento” e “Centodue cappelli” ho guardato indietro al passato ma senza nostalgia, solo per ritrovare immagini di me, di noi di quando abbiamo superato momenti difficili, una specie di esercizio per recuperare le energie disperse nelle routine ormai scomparse e divenute astratte.
“Non ci resta che andare” richiama il rapporto con la natura che non necessariamente deve essere cercato chissà dove, lo puoi trovare anche a primavera quando si aprono le finestre, è importante accorgersene.
“Canto all’orizzonte“ e il tema dei migranti che non manca nemmeno in questo album, un brano recitato e cantato, parole strazianti. Grazie a mia figlia Benedetta che interpreta la voce della ragazzina in viaggio.
In “Una stella tra le stelle” un ragazzo scuro di pelle e solitario, anche lui figlio di migranti, sensibile ed estremamente intelligente, ma con grande difficoltà a far quadrare la sua cultura con quella nostrana.
“Ciao ragazzo ciao” e un brano assolutamente autobiografico.
“Uomo di passaggio” è l’incontro con il grande amico giornalista degli “ultimi”, Domenico Iannacone… ho lavorato molto su questo brano.
“Quale direzione” apre l’album, un’introduzione leggera, spiega che la direzione è sempre la stessa da sempre: amore e uguali opportunità a tutti gli esseri umani.
Mi farà piacere sapere se sono riuscito a darvi anch’io qualcosa, ditemelo sui miei profili social.

Titolo: Quale Direzione
Autore testo e musica di Giuseppe Moscato

Stasera fa freddo non sai dove andare
Senti come l’aria profuma di sale
Con le tue guance rosse
Come ogni anno a Natale
Tanto lo sai che alla fine
Qualche pezzo si perde lo stesso
Forse in un porto di mare
Saprai quello che devi fare
Grandine e pane
Semi d’arancia
La direzione
È sempre la stessa
Se c’è un temporale
Non c’è niente di male
Basta cambiarsi
Scarpe e vestito
Un cappuccino speciale
E un cornetto la notte
Come quando eravamo
A piazza Farnese
Quello era tempo
Di rivoluzione
Finestre di notte Come luci nel buio
Come lampare Sulle onde del mare
Nessuno ti spinge da dietro le spalle
Basta seguire la tua Stella polare
Senti che voglia c’è di cambiare
Di metterti il braccio sopra le spalle
Non interrompere il sogno
Di stare insieme a cercare
Grandine e pane
Semi d’arancia
La direzione
È sempre la stessa
Se c’è un temporale
Non c’è niente di male
Basta cambiarsi
Scarpe e vestito
Un cappuccino speciale
E un cornetto la notte
Come quando eravamo
A piazza Farnese
Quello era tempo
Di rivoluzione

Titolo: Centodue cappelli
Autore: Giuseppe Moscato

Contorni sfumati
immagini perdute
Tra i sassi e i fiori
Si ritrovano i miei passi
Polvere sulla strada
Percorsa e camminata
Hai La faccia stanca
Gli occhiali sono sporchi
Ho 102 cappelli
Chiusi nell’armadio
Li ho tutti nella mente
Mi hanno accompagnato
C’è fame di poesia
Di tempo andato via
Ormai non c’è bisogno
Di aspettare un altro giorno
Dai sali su se puoi
Ti ascolterò se vuoi
Non c’è nessun segreto
Solo voglia di partire
Non chiedermi perché
non so se dirtelo
Ho perso la mia sfida
Ho regalato la mia vita
Ci ho provato sai
A cercare le parole
Per dirti come mai
Sei andata via da qua
fragili i miei capelli
chiusi nella stanza
È passato troppo tempo
Ma non si è perduto il senso
Non so cosa succede
È stupido lo so
Ci sono lunghe pieghe
Nascoste tra le rughe
Ormai la piazza è vuota
Un’idea si è frantumata
ma all’angolo la strada
Non si fa guardare indietro
Dai sali su se vuoi
Ti ascolterò
Non c’è nessun segreto
Solo voglia di cambiare aria
Puoi chiedermi perché
Te lo racconterò
Ho cercato la mia sfida
Ho regalato la mia vita
Non ci sono fallimenti
Solo attimi confusi
C’è solo libertà
Diritto di esistere

Titolo: Non ci resta che andare
Autore: Giuseppe Moscato

Siamo alla ricerca di cieli illuminati
Di alberi e animali parlanti
Di corpi (danzanti) senza veli
Dentro i sogni segreti dei viandantiViene l’autunno, la vigna ed il vino
E la tristezza si dissolve al mattino
Perché noi sappiamo guardarci negli occhi
Non sappiamo portare maschere sul viso
È ora di compiere il salto
Come il passo di un vecchio 
Contro il volo di un falco
Non ci resta che andare
Per distese lontane
Non ci resta che andare
Per distese lontaneNon è più ormai questione di tempo
Nonostante lo sguardo sia sempre attento 
Basta suonare una armonica blues
Sotto una veranda accompagnato dal vento 
È sufficiente per pregare in silenzio
Al tramonto prima di sera 
Quando dalle finestre
passano Il gelsomino ed il tiglio
È ora di compiere il salto
Come il passo di un vecchio 
Contro il volo di un falco
Non ci resta che andare
Per distese lontane
Non ci resta che andare
Per distese lontane
Si può perdere una guerra Per comprare la pace
Basta indossare una bandana americana
(Speravo che quell’America fosse più lontana)
Ma l’odore dei funghi in ottobre verrà
Sarà come un migrante
Solo con la sua libertà

Titolo: canto all’orizzonte
Autore testo e musica: Giuseppe Moscato

Ore di cammino, la strada è bianca la strada è grigia, sempre
uguale per chilometri, la faccia è sporca perché il vento è
sporco e poi i soldati, tanti soldati. Il ponte è lontano e noi
possiamo solo camminare, camminare… e allora cerco di
sognare, di andare, di pensare, di volare, di cantare
Ho sonno mi racconterai una storia
È tardi per pensare a quello che è successo
Siamo ancora lontani e quando arriveremo ci saranno altri
soldati che sbarrano la strada, che ti dicono fermati, non puoi
andare oltre, fermati! aspetta! Non puoi andare oltre! Aspetta!
se fa freddo aspetta, se fa caldo aspetta
Papà questa polvere non va via
Ho sete e non sento più le mani

E allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di
cantare…
Mi chiamano migrante, mi chiamano clandestino, non ho più un
nome e mia figlia non capisce perché c’è tanto vento, perché la
faccia è sporca, perché la strada è sempre bianca, sempre
dritta, sempre grigia, sempre triste, sempre strada
E allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di
cantare,
Abbiamo fame, si perché arriva il momento che viene la fame e
non hai niente da mangiare, mia moglie, mia figlia si aspettano
che io trovo qualcosa da mettere sotto i denti, ma il confine è
ancora lontano e la strada è ancora strada
Mai non l’avevo visto mai
Neanche nelle storie della sera

Il mare è come una parola che corre, rallenta, gioca, il mare si
ripete, il mare è sempre uguale, è l’orizzonte, è la paura, è la
speranza: avremo pane da mangiare e mani per lavorare, per
pregare per amare, per curare
Voglio respirare questo canto
Stringere per sempre la tua mano

Guarda la luce piccola mia, guarda le stelle, la luna, ascolta le
carezze infinite della mamma, ascolta il suono della risata,
guarda gli occhi del nostro fratello occidentale che ti accoglie e
piange perché non aveva ancora visto il color ebano della tua
pelle
e allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di
cantare… di sperare…

Titolo: Nulla è perfetto
Autore: Giuseppe Moscato

Mi sono guardato 
allo specchio
E ho pensato 
anche stavolta 
Ho sbagliato 
Me lo hai raccontato
Ancora una volta
Eppure non riesco
A capire
 Mi hai sempre detto
Lo hai ripetuto 
Che nulla 
Dopotutto 
È perfetto 
A volte succede
Per caso una sera
Mi guardi negli occhi
Non sai cosa dire 
Forse davvero 
A pensarci bene 
Non c’è molto altro 
Molto altro da dire
C’è un abbraccio 
Con gli occhi 
Una sera di agosto 
Un luna perduta 
Nella notte che viene
Ti chiedo davvero
Se ti ho fatto del male
Se non ti riesce 
Non mi perdonare 
Non ti ho chiesto di andare
Ma di restare
Con me
Sono solo un ragazzo
Che vuole parlare
Che vuole toccare il tuo viso
Mi vorrei innamorare
Delle tue mani che sanno
Quando scendi le scale
All’uscita di scuola
Mi resta il profumo
Della terra bagnata
Della pioggia che scende
E Il desiderio che sale
Sorrido lo stesso
Perché sono felice
Di starti accanto
Mentre si spenge la luce
Non ti ho chiesto di andare
Ma di restare
Con me

Titolo: Ciao ragazzo ciao
Autore musica e testo: Giuseppe Moscato

Ho visto pensieri
di ragazzi sul muro
E al mattino guardare il sole sul mare
sul mare
E sembra che il tempo
È più avanti di noi
Di noi che avevamo un’idea
Soltanto un’idea
Perché il mondo lo sai
è soltanto un’idea
E mi raccontavi
che stavolta dovevi partire
Dall’altra parte del mondo
c’era posto per te
Laggiù in Sud America
c’era posto per te
Per il suono della tua chitarra
e per le sere d’inverno
In Sud America si
c’era posto per te
Rit.
Ciao ragazzo ciao
non sarai più lo stesso
non ti nasconderai
domani poi chissà cosa sarà
Ti voglio regalare
Il mio sole sul mare
Per non dimenticare
L’odore della pioggia quando è sera
Ancora un viaggio
E poi un altro viaggio
Le nuvole ormai
Sono solo un ricordo
Il tuo passo libero
Accompagnato dal vento
Eppure era solo un pensiero
Di un ragazzo seduto sul muro
Come un sogno svanito al mattino
Un mattino di maggio
Ciao ragazzo ciao
Verro’ a prenderti alla stazione
E suonerò per te
Quella vecchia canzone
Saprai restituire
I pensieri dalla polvere
Che il tempo ha conservato
Neanche un attimo sarà perduto

Testo e musica di Giuseppe Moscato
Titolo: Uomo di passaggio

Senti forte il dovere
Responsabile mestiere
La tua vita come una roulette
C’è del sangue trasparente
Sono stanco di pensare
ingoiare le opinioni
Sospesi dentro il buio
Passare oltre i marciapiedi
Hai preso tue cose
I tuoi racconti strani
Tra pause di silenzio
Le parole come lame
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Uomo di passaggio
Per caso ti ho incontrato
Nel mistero di uno spazio
Pieno di semplicità
Lo sguardo aperto al cielo
Dentro tutte le città
Dall’alto di un palazzo voli
Sulla tua fragilità
Hai preso tue cose
I tuoi racconti strani
Tra pause di silenzio
Le parole come lame
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi

Titolo: Una stella fra le stelle
Autore musica e testo Giuseppe Moscato

Sai non so spiegare
Come si fa a volare
Era un po’ di tempo fa
Che le strade erano vive
E siamo a ricordare
De André con le sue strofe
Sapevano di sale
Ma ora è istituzionale
E mi capita ogni tanto
Di cantare come un tempo
E un ragazzo che mi dice
Voglio uscire dal silenzio
Non so cosa vuol dire
Non riesco più a capire
Ma mi piacerebbe andare
In un piccolo locale
E tu ragazzo scuro
Prendi tutto il tuo futuro
Prova a metterti le ali
Con la tua faccia pulita
E mi sento come un padre
Che ha bisogno di ascoltare
Perché sai che io lo so
Me lo puoi raccontare
Ma qui sembra come allora
Come quando andavo a scuola
L’erba voglio no non c’è
Nel giardino del tuo re
E così che ho imparato
Lentamente a camminare
E c’è chi mi ha regalato
Due ali per volare
Non restare ad aspettare
Hai altro a cui pensare
Hai da prendere il coraggio
Per farti rispettare
E non farti circondare
Da chi vuole comandare
Da chi fa della tua vita
Un nome da calcolare
Stringi i denti fatti forte
Fai più larghe le tue spalle
Sei una stella fra le stelle
Che non si può contare

Titolo: Ancora un momento
Autore: Giuseppe Moscato

È tutto ad un tratto 
È calato il silenzio 
La pioggia spostata sul vetro 
Pensavo che il mondo
Si fosse fermato 
Avevo bisogno di fiato
Ho consumato 
Un tempo scuro 
Non c’è bisogno 
Di andare lontano 
Ormai ho imparato 
Che quello che cerco
È a portata di mano
Mi piacerebbe passare una sera
A contare le stelle
per prendere il tempo
prendere i sogni
tenermi stretto
Quello che sento
Non ho voglia di salire sul treno
Preferisco una pausa nulla di meno
Ti ringrazio se mi porti a Milano
Non c’è fretta di arrivare più lontano
Quello che porto e che lascio
È come una bottiglia invecchiata
Da assaporare una sera di inverno
Una memorabile sera di inverno
Non so come fare
Ma non posso aspettare
Ancora un momento
Lo sai devo andare
È tutta una vita che corri che voli
È bello sapere
Che il tempo non vale
Queste notti
che vengono e vanno
Questi pensieri
Che mi girano intorno
Sono come i miei passi i miei occhi
Che corrono invano
Che corrono invano
Strana è la vita nasce finita
E’ solo un momento
Soltanto un passaggio
Ti prende la mano
Ti ascolta piano
Ti vuole soltanto portare nel vento
Mi sento provato ma sono contento
Lo dico a me stesso non mento lo so
Aspetta un momento vorrei riprovare
Non posso fare altro che ricominciare
E quello che porto e che lascio
È dentro quella bottiglia invecchiata
Sempre pronta per essere aperta
Una memorabile sera di inverno

Titolo: Stasera
Autore: Giuseppe Moscato

Stasera ho voglia di parlare un po con te
Vorrei leggerti una lettera di tanto tempo fa
Vorrei starti più vicino di altre volte
Ma ora guardami negli occhi per favore
Voglio dirti che mi manchi anche così
Perché sai la sera arriva sempre tardi
E se il tempo fosse andato un po’ più lento
Sarebbe stato dolce anche il silenzio
Tienimi la mano, portami con te
Questa sera è tutta per te
E guarda come è strano
Ma mi batte il cuore
Stasera voglio stare qui con te
È da un po’ di tempo che ti penso spesso
E ti vedo col tuo passo svelto
Nel silenzio sono poche le parole
Le tue mani sanno sempre cosa fare
Questa sera sai non posso fare a meno
Di ascoltare quello che non hai mai detto
E non voglio immaginarlo neanche un po’
So soltanto che saremo io e te
Tienimi la mano, portami con te
Questa sera è tutta per te
E guarda come è strano
Ma mi batte il cuore
Stasera voglio stare qui con te

Giro di fa

Giro di Fa
Testo e musica di Giuseppe Moscato
Arrangiamento Pianoforte: Marco Buonarroti

Suona la porta
Quanto tempo è passato 
Vent’anni in un soffio
Con il volto scoperto
È stato un periodo
non facile ma
Non sono riuscito 
a portarti con me
Lo sai ho parlato Molto di te 
di un passo mancato 
E ora che tanto è cambiato
Potevamo andare lontano 
Ma ora è tempo
Di raccogliere i pezzi 
Di metterli insieme
E dormire la notte 
Ti suonerò 
Il solito giro di fa 
Che bagna i tuoi occhi
Dal maggiore al minore
In questo passaggio 
C’è una strana follia
C’è un punto di rosso
Che non vuole andare via
Ancora un bicchiere 
Fino all’imbrunire
Resta a guardare
La notte arrivare
Mi piacerebbe sapere
Come andrà a finire
E Ti vorrei ascoltare
seduto per ore
Non so come mai 
Qui c’è sempre da fare
Non so più dove sta
La mia libertà
Il vino era buono
Anche il passo è cambiato
ma suonerò ancora
quel giro di fa

Non so se basta così

Titolo: Non so se basta Così
Autore: Giuseppe Moscato

C’è un’ombra sul mio cuore
E anche se non mi appartiene 
Mi chiedo perché
perché  non ha colore
dov’era il tuo amore per sempre
Forse tra le linee del giorno 
Tra le luci nascoste la notte
Ma tutto sta dentro l’anima
Guarda che hai perso la chiave
Per non sentirti corrotto
Niente di più normale – dicono
Per vivere un buon finale
Ma dimmi che c’è da cambiare
Lo vedi nessuno si muove
Sospeso a un palmo dal piano
Non riesco a corrompermi mai
Ritornello
Preferisco volare forse per compensare
Perché sotto il mio cielo non c’è solo il mare
Ci sei pure tu fermo a guardare 
In silenzio a pensare con gli occhi chiusi
E ora che il tempo è tornato
Che a volte  ritorna senza preavviso 
Arriva piano
Senza un segnale 
Senza la nebbia che sale

Solo col mio respiro
Che batte più forte che mai
Non sento più le mie ali
Sapevo di averle con me
E tutto questo rumore
Chiuso dentro un cassetto
Nessuno lo cercherà
Nessuno lo troverà
Ci saranno giorni di festa
Di mare e di fiori di pesco
Di canzoni al pomeriggio
Di promesse dimenticate
Sarà un tempo di libertà
Di forza che non se ne va
E’ tutto quello che siamo  
Non so se basta così
Ritornello
Preferisco volare forse per compensare 
Perché sotto il mio cielo non c’è solo il mare
Ci sei pure tu Fermo a guardare 
In silenzio a pensare Con gli occhi chiusi
E ora che il tempo è tornato
Che a volte  ritorna senza preavviso 
Arriva piano
Senza un segnale 
Senza la nebbia che sale

La tua voce

titolo: La tua voce
Autore testo e musica Giuseppe Moscato

La tua voce mi prende nel fondo
Sai quando vibra l’anima
Non riesco a fermare i pensieri
E mi confondo se ascolto il tuo canto

Sembra come un sogno antico
Che continua a vivere
In questo tempo senza tempo

Ricordi quando la Luna
E il calabrone nel campo
Diventarono amici
In una storia inventata la sera
E poi quel sussurro
Per farti addormentare

Nel canto ripetitivo
Che addormenta il tuo bambino
Nella fotografia di una carezza
Che sta nella memoria

Ascoltare tua voce mi da la sicurezza
Anche se non sei con me

Ricordi quando la Luna
E il calabrone nel campo
Diventarono amici
Di una storia inventata la sera
E poi quel sussurro
Per farti addormentare

Canta ancora per favore
Non smettere di restare
Posso stare anche in silenzio
E ascoltarti un’altra volta

Non mi stancherò un’istante
Cullerai questi lunghi anni
Resisterò al tempo

E mi basta il tuo sguardo
Quando mi cerca tra la gente
E ti penso ogni momento
Appoggiata alla mia spalla
Mmm Mmm Na na…. 

Diversi – EP

Titolo: Sull’oceano
musica e testo di Giuseppe Moscato

Sono stato via un tempo
Che non tornerà
Chissà cosa troverò
al mio ritorno

L’erba è alta
E la porta è ancora chiusa
Hanno smesso
le sirene di gridare

Ti vedo appoggiata alla finestra
Di una notte con le stelle
Che sembra essere la stessa
E mi tremano le gambe
Tra un minuto ci sarò

Ti racconterò
Del mio viaggio dall’America
Di una strana libertà
Sopra l’oceano

E ti ho pensato sai
Suonare al pianoforte
Ascoltare tue poesie
Alla luce della Luna

Non ho smesso di sognarti e di pensarti
E ho trovato il modo per non perderti
Senti come soffia il vento
Amore mio 

Il corridore
Musica e testo: Giuseppe Moscato

Guardo il cielo e il sole è sceso giù
Vedo la tua ombra andare via
Sull’asfalto ci sei solo tu
Scarpe e muscoli che passano

Corridore dove vai
Verso la tua libertà

E c’era un filo che legava il sogno
Ma tu batti il ritmo e il cuore va
E si trasforma la distanza
Mentre aumenta la velocità

Corridore dove vai
Corri contro la città

C’è un tramonto sulla strada
Fuggono i chilometri
Il tuo passo generoso
Tieni insieme il tuo silenzio

Non è semplice lo so
Ma è costante l’andamento
Non c’è niente che non va
Non importa vincere

Salirai sulla collina ancora
E la campagna è come una poesia
Solo il vento ti accompagna
Taciturno come uno straniero
C’è una strada da passare
Con la tua diversità

Figlio mio lo dici sempre
A cosa servono le mie parole
È sufficiente il mio sorriso e poi
Voglio solo correre

Voglio fare il corridore
Come te che vuoi cantare

C’è un tramonto sulla strada
Vanno via i chilometri
Strizza l’occhio generoso
Tutto è dentro il tuo silenzio
Tieni il tuo cronometro
È costante il movimento
Concentrato ed efficiente
Non importa vincere

Nel Cielo di Roma
Testo e musica di Giuseppe Moscato

Vorrei andare via
fuori dalla città
ho visto cambiare
il passo del tempo
E’ bastato soltanto
Un momento

Fuori la periferia
Ci sta un piccolo fuoco
Di luce nella stanza
Di finestre socchiuse
Di due innamorati
Che si sono incontrati
Per caso

C’è dentro la voglia
Di viaggiare lontano
Di lasciare quella vecchia valigia
Solo con la chitarra
E il mio fucile di carta

Scende un desiderio
Dal cielo stellato
C’è un cane che abbaia
E una donna che vola
Nel cielo di Roma

Resta ancora dai
Anche se fumo ancora
come un vecchio treno
Lento sulla ferrovia
Non ho altro da dare
Come sai
So soltanto sognare

Scriverò
Farò tardi stanotte
Lo so
Questo tempo che passa
Mi rende felice
Ci sono
Ed è già abbastanza

C’è dentro la voglia
Di viaggiare lontano
Di lasciare quella vecchia valigia
Solo con la chitarra
E il mio fucile di carta

Scende un desiderio
Dal cielo stellato
C’è un cane che abbaia
E una donna che vola
Nel cielo di Roma 

Oggi cambierà
Autore Musica e testo: Giuseppe Moscato

Stamattina un risveglio un po’ diverso
I tuoi capelli sono sparsi sul cuscino

E la luce entra dentro lentamente
Ti chiedi cosa mai sta succedendo

Le parole hanno perso il loro senso
E i pensieri sono polline nel vento

Cambierà
Oggi cambierà
E il sole nella stanza
Ti accompagnerà

Mi ricordo, quelle mie mattine estive
Le persiane, aperte piano da mia madre

E non ho dimenticato quegli odori
Di grano antico e di pane siciliano

E ti guardo mentre stai con gli occhi chiusi
Com’è strano questo filo che ci lega

E non so se stai cercando una ragione
Fatti andare qualche piccola pazzia

E se ti sembra che i tuoi sogni non rivelano
Quel domani ancora tutto da scoprire

Non importa, so che ti farai felice
Qualche volta puoi non chiederti perché

Cambierà
Oggi cambierà
E il sole nella stanza
ti accompagnerà

Oh Cambierà
Oggi oggi cambierà
E il sole nella stanza
stavolta ti accompagnerà 

Le persone e la gente

Dentro le messi, così vellutate, 
Il vento s’immerge chiamala estate
Lo vedi che hai la fronte sudata
Raccogli i capelli,
Con la polvere bianca
Le cicatrici sono sfumate, 
vestite di grigio, 
semplicemente ovattate
Dentro ci manca 
ci manca un destino, 
Un pensiero, un saluto
Che parla di noi; 
Che stasera guardiamo l’autunno
L’autunno dei sogni che abbiamo, 
le frustate che ci hanno battuto.
La vita che strappa, si sa
Ho impastato col fango i miei giorni
Ho ingoiato  e sorriso a quel pianto
Ma ho scelto di vivere oggi
Voglio andare ancora più in là
E giocare per sempre col mondo
Perché sai non mi importa di niente
Le persone non sono la gente
Nemmeno una testa a dipingere il cielo
Nemmeno la neve a pulire,
noi che il pianto, il calore, il silenzio, la luce,
noi che l’inverno abbiamo visto fuggire; 
Cercavamo la terra più grassa, 
cercavamo di non ritornare, 
agli abbracci festosi,
ai compagni alle ali
Ai cervelli che ci siamo bevuti 
come strade da
dimenticare.
Come un letto 
su cui riposare
Tra un invito, un imbroglio 
Hai dovuto cambiare
Che stasera guardiamo l’autunno
L’autunno dei sogni dei sogni che abbiamo
La vita che strappa, si sa
Ho impastato col fango i miei giorni
Ho ingoiato  e sorriso a quel pianto
Ma ho scelto di vivere oggi
Voglio andare ancora più in là
E giocare per sempre col mondo
Perché sai non mi importa di niente
Le persone non sono la gente
La vita che strappa, lo so
Ho impastato col fango i miei giorni
Ho ingoiato  e sorriso a quel pianto§
Ma ho scelto di vivere oggi
Voglio andare oltre il confine
E giocare (per sempre) ancora col mondo
Perché il tempo lo sai non è niente
E’ nostra questa luna crescente

di Giuseppe Moscato con Pietro De Simoni

Dammi la mano

Ascolta qui il singolo: “Dammi la mano”

Dammi la mano
Testi e musica di Giuseppe Moscato –
Posizione SIAE n. 281598-0
Arrangiamento pianoforte: Biagio Giuseppe Moscato

Vorrei tanto parlarti
Ma non so come fare
Vorrei farti sapere
Che ho trovato un motivo
Ho bisogno di andare
Via da questo silenzio
Perché il tempo si sa
Se ne va

Ma vorrei tu sapessi
Che mi sono invecchiato
E ogni tanto ritrovo
Pezzi del mio passato
E ogni volta ci penso
Fin da quando ragazzo
Mi piaceva cantare e sognare

Continuare a cercare
Un palcoscenico nuovo
Per poter raccontare
La tua idea del mondo

Sentirai la mancanza
Di un amico distratto
Che non riesce
A trovare una mano

E non c’è una ragione
Forse è un cambio di umore
Non importa se poi
Chi ha sbagliato di noi

Prima di andare via mi dicesti
Parlate con il cuore

Ed è vero lo sai
Non c’è niente da fare
Vorrei tanto ascoltare
quello che non vuoi dire
Ho cercato di dare
Tutto quello che avevo
Hai cercato di dare
Tutto quello che avevi

Non posso nasconderti
La mia nostalgia
Che non è la mancanza
Di un momento vissuto
Perché voglio imparare
A farne un tesoro
Per cercare di andare
Verso il futuro

Senza andare a cercare
Un palcoscenico amico
E saper liberare
Quattro risate

Resteranno gli affetti
Quelli non si cambiano
Sempre pronto e disposto
Ad amare

E stasera ho notato
nella strada deserta
Non l’avevo mai vista
C’è un a nuova fermata

Prima di ritornare mi dirai
Parlate con il cuore 

Viaggiatori di strade

I brani dell’album

Amica mia

Per amore mi hai portato lontano
Mi hai fatto conoscere cose che non avevo mai visto
mi hai sostenuto stringendomi la mano
E ora che il tempo corre più veloce
Mi rendo conto di quanto mi hai amato
di quanto mi hai amato
e tu amica mia grande come il mare
grande come le storia che mi hai voluto raccontare
e tutte quelle parole sono rimaste appese a un filo
cercano sempre di volare
e ti penso oltre ogni distanza
senza bisogno di rompere il silenzio 
ma con l’anima piena delle nostre magie     
E’ un sogno
che scuote l’anima
che colora il mondo
e ci fa trovare
è il sogno 
che è dentro l’anima
è un respiro profondo
E’ bello sapere che stai bene, 
che le cure ti ridanno l’umore
e le mani e lo sguardo corrono a cercare
un motivo una ragione 
per inseguire un’emozione
ancora una storia 
per una nuova dimensione
In questo tempo senza tempo
ti vedo ancora accanto al posto di guida
mentre lo guardi con tenerezza e stupore
quanti silenzi e quanto rumore 
In tutti questi anni a cercare
il senso di una vita intera
resta solo una parola amore
E’ un sogno
che scuote l’anima
che colora il mondo
e ci fa trovare
è il sogno 
che è dentro l’anima
è un respiro profondo


Ho bisogno di te

Quanta gente per la strada,
Ma la piazza è ancora vuota
Ti ho guardato dentro agli occhi
E ho visto tanta rabbia e buio ancora
E andavamo senza paura
Parlando di noi sognando il domani
E non c’erano colpe, non c’erano spine
Perché il mondo era grande con te
E adesso no non te ne andare
Ho bisogno di te
Ti prego guarda l’orizzonte
È meraviglioso
Senza di te non so che fare
Solo non so ci so stare
Dimmi dai cos’è che non va
È il mondo che cambia lo sai
Eppure amico mio non so che dire
E’ passato tanto tempo e forse
Ho dimenticato le risate
Nel fuoco della notte
E ho ascoltato il vento
Ho guardato il mare
Senza perdere le parole
Perché erano scritte ne cuore
Prendi la chitarra, portala con te
Aspetterò le tue poesie di amore e di guerra
E mi farai sognare ancora
Ancora una volta
Dietro il vetro di quella finestra
La notte sembrerà più dolce
E resteranno i giorni, i mesi e gli anni
In quel raggio di luna
E mi racconterai,
dei tuoi amori sbagliati
Del tuo quaderno a quadretti
Pieno di libertà
E finalmente salirò
Sulla tua 500 poi in autostrada
Da Roma a Catania
e poi di nuovo a casa mia
Ma se guardo tra le mie cose
Forse non è rimasto più niente
Solo queste parole
Che stanno insieme da sole
E nella stanza resta, l’odore del fumo
Ma questa volta non mi mancherai
Con le mani in tasca, scenderò le scale
E poi via per il Sud America


La Nave

Ti ho visto lungo il mare navigavi
Eri dentro quella nave senza eroi
Fuggendo non capivi poi perché
Il senso di una vita che finiva
Il senso di una vita che finiva
Indietro terra e polvere il passato
Che il sogno in una notte ha cancellato
Paura coraggio tutto in un momento
Hai preso il largo e non ti sei voltato
Hai preso il largo e non ti sei voltato
E stanco un vecchio ancora raccontava
Di una storia di frontiera e di sua figlia
Che forse un giorno avrebbe ritrovato
Con la valigia accanto ad aspettarlo
Con la valigia accanto ad aspettarlo
La nave navigava senza tempo
La luna rispettava il lungo viaggio
E le stelle che guidavano un destino
Che fino a ieri non hai mai avuto
Che fino a ieri non hai mai avuto
Guardavo le tue mani già di terra
Toccavano il tuo volto anche i miei occhi
E ho visto tante cose dentro il giorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno


Per cosa abbiamo combattuto

Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale libertà abbiamo voluto
Eppure le strade sono sporche di sangue
Ma se mi guardo bene sono tutto pulito
Per cosa abbiamo combattuto
Io non mi sono accorto quasi di niente
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale sogno abbiamo avuto
Ma dove siamo finiti
Ma come siamo finiti
Ma dove è finita la rabbia
Ma come è finita la rabbia
Le mascelle serrate
sono sotto controllo
Energia ormonale
è tutto normale
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale sogno abbiamo avuto
Eppure le strade sono piene di gente
Incollati ad uno schermo senza fare niente
Per cosa abbiamo combattuto
Non mi riconosco in nessuna corrente
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale sogno abbiamo avuto
Ma dove siamo finiti
Ma come siamo finiti
Ma dove è finita la rabbia
Ma come è finita la rabbia
Le mascelle serrate
sono sotto controllo
Energia ormonale
è tutto normale


Per mio padre

Ti ho cercato ti ho voluto
quanto ti ho desiderato
dentro il tuo mondo di grande onesta
Ciao papà come stai
fuori è freddo e tu lo sai
ma la tua casa è sempre piena di racconti
ma i tuoi occhi piccoli guardano
questi tuoi figli persi
come il pane generosi
come l’acqua pura di una fontanella
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
E i ricordi toccano
i miei sogni di ragazzo
quando la sera
con gli amici eravamo
c’era sempre nell’aria
il profumo della vita
ne capisco il senso ora che te ne vai
e non posso fare a meno
di tornare a casa mia
rivederti ad aspettarmi
dalle scale con la porta ancora aperta
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
E mi affaccio alla finestra
mentre giocano i bambini
nel tepore del sole di settembre
sul volto di mio padre
leggo dolce l’emozione
nel silenzio ci sta solo il dolore
e la mia mano che raggiunge
lentamente la tua vita
sulla punta delle dita
questa notte una preghiera se ne va
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia


Terra

Cantannu sta terra beddra
Mi piglia lu cori
Lu Mari e li vecchi casi
Li strati, la chiazza u ‘rlogiu
La genti parteru tanta
Sintennu ca si campava
E sulu lu viddraneddru
Taliava lu piscatori
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri
E dici la terra e so
E la notti ci s’addrurmisci
E taliannu li stiddri parla
Di chiddru chi s’ava parlari
E taliannu li stiddri parla
Di chiddru chi s’ava parlari
Tutti li caruseddri
Lordi di pruvulazzu
Iocaru cu li mani
E inmentaru giri n’tunnu
Li fimmini a li finestruni
Si vonnu maritari
E quacchi n’antra chiangi
Pi un’esseri a chi beddra
Ni lu mentri ca lu sali coci
Li muli che vanno e venne
Pi li Terri e pi li paisi
vinnennu sali e pisci
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
Sula è sta terra beddra
Luntana da lu cuntinenti
Nun sanno mai chi succedi
a la capitali e susu d’iddra
Si viviru la iurnata
E aspettaru la spiranza
Pi chissu chi la duminica
La chiesa è sempre china
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri
E insemmula a Saru e Gianni
e cull’antri si vonnu beni
E taliannu li stiddri parlaru
Di chiddru chi s’ava parlari
E taliannu li stiddri parlaru
Di chiddru chi s’ava parlar


Valzer per te

E’ arrivato il momento di andare
E’ finita anche questa stagione
Nuovi giorni dovranno passare
Buonanotte mio vecchio soldato
E chissà dove sei
Sopra un treno a pensare al passato
Nel ricordo di un valzer francese
Tra un pastice e una amore scordato
Lei guardava e tu suonavi
Eri pronto a cercare una donna
Che veniva da molto lontano
Ti avrebbe cambiato il futuro
E’ una vita che cammini
Lungo un filo che attraversa un’idea
Un’idea che vive nel tempo
E che suona ogni giorno così
E la notte passò
Nei tuoi occhi c’era la nostalgia
Ascoltavi le nostre canzoni
Che parlavano di libertà
E in un solo momento
Un amico di un’ora ti disse
Non voltarti cerca solo il silenzio
Basterà la mia stretta di mano
Quante strade bagnate
Quelle sere d’albergo suonavi
Son tre note che tornano sempre
Sembra facciano ancora così
Mio soldato a casa sei tornato
Ma il tuo viaggio non è ancora finito
Sulla giacca porti un fiore di mare
Per un figlio che ora vuole giocar


Per le strade di Firenze

Sulle strade di Firenze
io camminerò
Mentre le nuvole raggiungono
le finestre ed i portoni
Cercherò di bere
insieme a voi un po’ di vino
con lo sguardo ed il sorriso
di un bambino
Fuori piove e fa freddo
E pure è bello guardare il fiume
E ritrovo il calore
Dei figli e dell’amore
Raccontare una storia
Di bruchi e farfalle
Ad Irene che piange che ride
Che sogna
sulle strade di Firenze
I suoni della gente
mi ritornano in mente
quando ero a Roma
ed il cielo era grande
e il mio cuore prima si stringe
ma poi si riprende
per le strade di Firenze
Il campanile s’innalza
Sopra tutta la città
Potresti restare a guardarlo
Per ore ed ore
E gli atleti corrono ne silenzio
Di un tramonto jugoslavo
E la neve saluta
Un inverno mezzo italiano
Una notte veloce
Sul ponte felice di volare
Ascoltare la nota
Di un pianto un po’ speciale
Erano gli occhi profondi
E sorpresi di trovarsi
In un mondo normale
E’ Damiano che sogna
Sulle strade di Firenze
I suoni della gente
mi ritornano in mente
quando ero a Roma
ed il cielo era grande
e il mio cuore prima si stringe
ma poi si riprende
per le strade di Firenze


Michelle

E stasera c’è la luna
E si vedono sull’acqua
Le luci della città
Le ragazzi del caffè
Ridono ogni volta
Ogni volta che le guardi abbandonarsi
E si fidano di te
dei tuoi occhi e dei tuoi sogni
Della tua ironia,
della tua malinconia
Sono libere per sempre
hanno il senso della vita
Hanno quei capelli pieni di poesia
Michelle Michelle
Ti prego non andare
Michelle Michelle
Tu sei libera Michelle
Perché l’amore
È come un fiore di stagione
Michelle Michelle
Non si ruba la vita a Michelle
Sei seduta sotto il sole
Sopra l’erba e sulla pioggia
Nell’attesa del tuo autobus la sera
Si affollano i pensieri
Costruisci il tuo futuro
Lo prepari ogni giorno
Senza fretta
Forse è solo l’innocenza
Che sviluppa l’energia
Quella tenera espressione
Di magia
Le tue labbra sono miele
Figlia madre donna insieme
Leggera come il petalo di un fiore
Michelle Michelle
Ti prego non andare
Michelle Michelle
Tu sei libera Michelle
Perché l’amore
È come un fiore di stagione
Michelle Michelle
Non si ruba la vita a Michelle


Quante volte

e così mi hai portato via, 
era un’estate piena di poesia 
c’era un silenzio di vuoto e di pieno 
chissà quale futuro senza guardare indietro 
e per un attimo che mi sono concentrato 
davanti a un bicchiere di vino rosso 
in un attimo il tempo si è dileguato 
mi accorgo solo ora che il tuo volto è cambiato 
ora che vorrei andarmene lontano 
Nella musica che mi ha sempre trasportato ovunque 
Per le volte che sono stato ferito 
E per quelle che mi ha guarito 
Ma quante volte mi sono sentito solo 
mentre i tuoi occhi cercavano me 
le tue parole prendevano il volo 
mi sentivo assente anche se ero con te 
Quante volte sono stato felice di restare 
ma sapevo sarebbe stato inutile 
sapevo che non c’era niente da fare 
avevo ancora molto da camminare 
E quando guardo i tuoi occhi chiari 
ti vedo bella come una donna l’estate 
riesco a dimenticare anche le sconfitte 
a ricucire questa vita scombinata 
e finalmente posso osservare in silenzio 
i tuoi movimenti come le foglie nel vento
come gocce di pioggia che bagnano
fino dentro la maglia sulla schiena 
e mi raggiunge quella tua intelligenza 
posso finalmente liberarti la mano 
Posso aspettare il suono del telefono 
Sognarti mentre mi spedisci un sorriso 
Quante volte mi sono sentito solo 
mentre i tuoi occhi cercavano me 
le tue parole prendevano il volo 
mi sentivo assente anche se ero con te 
Quante volte sono stato felice di restare 
ma sapevo sarebbe stato inutile 
sapevo che non c’era niente da fare 
avevo ancora molto da camminare


Vent’anni

Sul ponte stasera ci sta questa luna
Un angelo guarda solitario nel vento
Ti accarezza la fronte e ti guarda dentro
Mentre prendi in silenzio i tuoi vent’anni

Al mattino i miei sogni svaniscono via
Mai vorrei ascoltare un rumore di marcia
Non voglio restare tra silenzi inutili
Non riesco a tenere vicini i miei fratelli

Quando un ragazzo prende in mano vent’anni
Corre senza sapere per incontrare l’amore
Nel viso di lei c’è un’attesa straordinaria
C’è una mano sulla mano che scorre lentamente

Siamo come le foglie d’estate
Che si muovono col vento di ponente
Che accarezza le tue guance pulite
Che sanno di un bacio atteso


L’odore acre arriva fin qua
Dalle macerie di un’altra città
Non riesco a capire,
non riesco a sperare
E mi chiedo perché non ho più vent’anni

Sentirai la mancanza dei tuoi compagni
Che hanno scelto di stare senza parole
Perché sai le parole quelle senza pudore
Sono come le note del nostro amore

La mia strada è segnata non posso mollare
Salterò il muro insieme a te
Quell’angelo solitario sussurra col vento
Questa notte di pace più lunga sarà

Siamo come le foglie d’estate
Che si muovono col vento di ponente
Che accarezza le tue guance pulite
Che sanno di un bacio atteso