Dammi la mano
Testi e musica di Giuseppe Moscato –
Posizione SIAE n. 281598-0
Arrangiamento pianoforte: Biagio Giuseppe Moscato
Vorrei tanto parlarti
Ma non so come fare
Vorrei farti sapere
Che ho trovato un motivo
Ho bisogno di andare
Via da questo silenzio
Perché il tempo si sa
Se ne va
Ma vorrei tu sapessi
Che mi sono invecchiato
E ogni tanto ritrovo
Pezzi del mio passato
E ogni volta ci penso
Fin da quando ragazzo
Mi piaceva cantare e sognare
Continuare a cercare
Un palcoscenico nuovo
Per poter raccontare
La tua idea del mondo
Sentirai la mancanza
Di un amico distratto
Che non riesce
A trovare una mano
E non c’è una ragione
Forse è un cambio di umore
Non importa se poi
Chi ha sbagliato di noi
Prima di andare via mi dicesti
Parlate con il cuore
Ed è vero lo sai
Non c’è niente da fare
Vorrei tanto ascoltare
quello che non vuoi dire
Ho cercato di dare
Tutto quello che avevo
Hai cercato di dare
Tutto quello che avevi
Non posso nasconderti
La mia nostalgia
Che non è la mancanza
Di un momento vissuto
Perché voglio imparare
A farne un tesoro
Per cercare di andare
Verso il futuro
Senza andare a cercare
Un palcoscenico amico
E saper liberare
Quattro risate
Resteranno gli affetti
Quelli non si cambiano
Sempre pronto e disposto
Ad amare
E stasera ho notato
nella strada deserta
Non l’avevo mai vista
C’è un a nuova fermata
Prima di ritornare mi dirai
Parlate con il cuore
Viaggiatori di strade
I brani dell’album
Amica mia
Per amore mi hai portato lontano
Mi hai fatto conoscere cose che non avevo mai visto
mi hai sostenuto stringendomi la mano
E ora che il tempo corre più veloce
Mi rendo conto di quanto mi hai amato
di quanto mi hai amato
e tu amica mia grande come il mare
grande come le storia che mi hai voluto raccontare
e tutte quelle parole sono rimaste appese a un filo
cercano sempre di volare
e ti penso oltre ogni distanza
senza bisogno di rompere il silenzio
ma con l’anima piena delle nostre magie
E’ un sogno
che scuote l’anima
che colora il mondo
e ci fa trovare
è il sogno
che è dentro l’anima
è un respiro profondo
E’ bello sapere che stai bene,
che le cure ti ridanno l’umore
e le mani e lo sguardo corrono a cercare
un motivo una ragione
per inseguire un’emozione
ancora una storia
per una nuova dimensione
In questo tempo senza tempo
ti vedo ancora accanto al posto di guida
mentre lo guardi con tenerezza e stupore
quanti silenzi e quanto rumore
In tutti questi anni a cercare
il senso di una vita intera
resta solo una parola amore
E’ un sogno
che scuote l’anima
che colora il mondo
e ci fa trovare
è il sogno
che è dentro l’anima
è un respiro profondo
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Ho bisogno di te
Quanta gente per la strada,
Ma la piazza è ancora vuota
Ti ho guardato dentro agli occhi
E ho visto tanta rabbia e buio ancora
E andavamo senza paura
Parlando di noi sognando il domani
E non c’erano colpe, non c’erano spine
Perché il mondo era grande con te
E adesso no non te ne andare
Ho bisogno di te
Ti prego guarda l’orizzonte
È meraviglioso
Senza di te non so che fare
Solo non so ci so stare
Dimmi dai cos’è che non va
È il mondo che cambia lo sai
Eppure amico mio non so che dire
E’ passato tanto tempo e forse
Ho dimenticato le risate
Nel fuoco della notte
E ho ascoltato il vento
Ho guardato il mare
Senza perdere le parole
Perché erano scritte ne cuore
Prendi la chitarra, portala con te
Aspetterò le tue poesie di amore e di guerra
E mi farai sognare ancora
Ancora una volta
Dietro il vetro di quella finestra
La notte sembrerà più dolce
E resteranno i giorni, i mesi e gli anni
In quel raggio di luna
E mi racconterai,
dei tuoi amori sbagliati
Del tuo quaderno a quadretti
Pieno di libertà
E finalmente salirò
Sulla tua 500 poi in autostrada
Da Roma a Catania
e poi di nuovo a casa mia
Ma se guardo tra le mie cose
Forse non è rimasto più niente
Solo queste parole
Che stanno insieme da sole
E nella stanza resta, l’odore del fumo
Ma questa volta non mi mancherai
Con le mani in tasca, scenderò le scale
E poi via per il Sud America
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La Nave
Ti ho visto lungo il mare navigavi
Eri dentro quella nave senza eroi
Fuggendo non capivi poi perché
Il senso di una vita che finiva
Il senso di una vita che finiva
Indietro terra e polvere il passato
Che il sogno in una notte ha cancellato
Paura coraggio tutto in un momento
Hai preso il largo e non ti sei voltato
Hai preso il largo e non ti sei voltato
E stanco un vecchio ancora raccontava
Di una storia di frontiera e di sua figlia
Che forse un giorno avrebbe ritrovato
Con la valigia accanto ad aspettarlo
Con la valigia accanto ad aspettarlo
La nave navigava senza tempo
La luna rispettava il lungo viaggio
E le stelle che guidavano un destino
Che fino a ieri non hai mai avuto
Che fino a ieri non hai mai avuto
Guardavo le tue mani già di terra
Toccavano il tuo volto anche i miei occhi
E ho visto tante cose dentro il giorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
Ma non ti parlerò del tuo ritorno
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Per cosa abbiamo combattuto
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale libertà abbiamo voluto
Eppure le strade sono sporche di sangue
Ma se mi guardo bene sono tutto pulito
Per cosa abbiamo combattuto
Io non mi sono accorto quasi di niente
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale sogno abbiamo avuto
Ma dove siamo finiti
Ma come siamo finiti
Ma dove è finita la rabbia
Ma come è finita la rabbia
Le mascelle serrate
sono sotto controllo
Energia ormonale
è tutto normale
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale sogno abbiamo avuto
Eppure le strade sono piene di gente
Incollati ad uno schermo senza fare niente
Per cosa abbiamo combattuto
Non mi riconosco in nessuna corrente
Per cosa abbiamo combattuto
Ma quale sogno abbiamo avuto
Ma dove siamo finiti
Ma come siamo finiti
Ma dove è finita la rabbia
Ma come è finita la rabbia
Le mascelle serrate
sono sotto controllo
Energia ormonale
è tutto normale
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Per mio padre
Ti ho cercato ti ho voluto
quanto ti ho desiderato
dentro il tuo mondo di grande onesta
Ciao papà come stai
fuori è freddo e tu lo sai
ma la tua casa è sempre piena di racconti
ma i tuoi occhi piccoli guardano
questi tuoi figli persi
come il pane generosi
come l’acqua pura di una fontanella
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
E i ricordi toccano
i miei sogni di ragazzo
quando la sera
con gli amici eravamo
c’era sempre nell’aria
il profumo della vita
ne capisco il senso ora che te ne vai
e non posso fare a meno
di tornare a casa mia
rivederti ad aspettarmi
dalle scale con la porta ancora aperta
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
E mi affaccio alla finestra
mentre giocano i bambini
nel tepore del sole di settembre
sul volto di mio padre
leggo dolce l’emozione
nel silenzio ci sta solo il dolore
e la mia mano che raggiunge
lentamente la tua vita
sulla punta delle dita
questa notte una preghiera se ne va
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
e la pioggia
scende sopra i san pietrini
e la luna nella piazza si rispecchia
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Terra
Cantannu sta terra beddra
Mi piglia lu cori
Lu Mari e li vecchi casi
Li strati, la chiazza u ‘rlogiu
La genti parteru tanta
Sintennu ca si campava
E sulu lu viddraneddru
Taliava lu piscatori
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri
E dici la terra e so
E la notti ci s’addrurmisci
E taliannu li stiddri parla
Di chiddru chi s’ava parlari
E taliannu li stiddri parla
Di chiddru chi s’ava parlari
Tutti li caruseddri
Lordi di pruvulazzu
Iocaru cu li mani
E inmentaru giri n’tunnu
Li fimmini a li finestruni
Si vonnu maritari
E quacchi n’antra chiangi
Pi un’esseri a chi beddra
Ni lu mentri ca lu sali coci
Li muli che vanno e venne
Pi li Terri e pi li paisi
vinnennu sali e pisci
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
Sula è sta terra beddra
Luntana da lu cuntinenti
Nun sanno mai chi succedi
a la capitali e susu d’iddra
Si viviru la iurnata
E aspettaru la spiranza
Pi chissu chi la duminica
La chiesa è sempre china
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri
E insemmula a Saru e Gianni
e cull’antri si vonnu beni
E taliannu li stiddri parlaru
Di chiddru chi s’ava parlari
E taliannu li stiddri parlaru
Di chiddru chi s’ava parlar
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Valzer per te
E’ arrivato il momento di andare
E’ finita anche questa stagione
Nuovi giorni dovranno passare
Buonanotte mio vecchio soldato
E chissà dove sei
Sopra un treno a pensare al passato
Nel ricordo di un valzer francese
Tra un pastice e una amore scordato
Lei guardava e tu suonavi
Eri pronto a cercare una donna
Che veniva da molto lontano
Ti avrebbe cambiato il futuro
E’ una vita che cammini
Lungo un filo che attraversa un’idea
Un’idea che vive nel tempo
E che suona ogni giorno così
E la notte passò
Nei tuoi occhi c’era la nostalgia
Ascoltavi le nostre canzoni
Che parlavano di libertà
E in un solo momento
Un amico di un’ora ti disse
Non voltarti cerca solo il silenzio
Basterà la mia stretta di mano
Quante strade bagnate
Quelle sere d’albergo suonavi
Son tre note che tornano sempre
Sembra facciano ancora così
Mio soldato a casa sei tornato
Ma il tuo viaggio non è ancora finito
Sulla giacca porti un fiore di mare
Per un figlio che ora vuole giocar
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Per le strade di Firenze
Sulle strade di Firenze
io camminerò
Mentre le nuvole raggiungono
le finestre ed i portoni
Cercherò di bere
insieme a voi un po’ di vino
con lo sguardo ed il sorriso
di un bambino
Fuori piove e fa freddo
E pure è bello guardare il fiume
E ritrovo il calore
Dei figli e dell’amore
Raccontare una storia
Di bruchi e farfalle
Ad Irene che piange che ride
Che sogna
sulle strade di Firenze
I suoni della gente
mi ritornano in mente
quando ero a Roma
ed il cielo era grande
e il mio cuore prima si stringe
ma poi si riprende
per le strade di Firenze
Il campanile s’innalza
Sopra tutta la città
Potresti restare a guardarlo
Per ore ed ore
E gli atleti corrono ne silenzio
Di un tramonto jugoslavo
E la neve saluta
Un inverno mezzo italiano
Una notte veloce
Sul ponte felice di volare
Ascoltare la nota
Di un pianto un po’ speciale
Erano gli occhi profondi
E sorpresi di trovarsi
In un mondo normale
E’ Damiano che sogna
Sulle strade di Firenze
I suoni della gente
mi ritornano in mente
quando ero a Roma
ed il cielo era grande
e il mio cuore prima si stringe
ma poi si riprende
per le strade di Firenze
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Michelle
E stasera c’è la luna
E si vedono sull’acqua
Le luci della città
Le ragazzi del caffè
Ridono ogni volta
Ogni volta che le guardi abbandonarsi
E si fidano di te
dei tuoi occhi e dei tuoi sogni
Della tua ironia,
della tua malinconia
Sono libere per sempre
hanno il senso della vita
Hanno quei capelli pieni di poesia
Michelle Michelle
Ti prego non andare
Michelle Michelle
Tu sei libera Michelle
Perché l’amore
È come un fiore di stagione
Michelle Michelle
Non si ruba la vita a Michelle
Sei seduta sotto il sole
Sopra l’erba e sulla pioggia
Nell’attesa del tuo autobus la sera
Si affollano i pensieri
Costruisci il tuo futuro
Lo prepari ogni giorno
Senza fretta
Forse è solo l’innocenza
Che sviluppa l’energia
Quella tenera espressione
Di magia
Le tue labbra sono miele
Figlia madre donna insieme
Leggera come il petalo di un fiore
Michelle Michelle
Ti prego non andare
Michelle Michelle
Tu sei libera Michelle
Perché l’amore
È come un fiore di stagione
Michelle Michelle
Non si ruba la vita a Michelle
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Quante volte
e così mi hai portato via,
era un’estate piena di poesia
c’era un silenzio di vuoto e di pieno
chissà quale futuro senza guardare indietro
e per un attimo che mi sono concentrato
davanti a un bicchiere di vino rosso
in un attimo il tempo si è dileguato
mi accorgo solo ora che il tuo volto è cambiato
ora che vorrei andarmene lontano
Nella musica che mi ha sempre trasportato ovunque
Per le volte che sono stato ferito
E per quelle che mi ha guarito
Ma quante volte mi sono sentito solo
mentre i tuoi occhi cercavano me
le tue parole prendevano il volo
mi sentivo assente anche se ero con te
Quante volte sono stato felice di restare
ma sapevo sarebbe stato inutile
sapevo che non c’era niente da fare
avevo ancora molto da camminare
E quando guardo i tuoi occhi chiari
ti vedo bella come una donna l’estate
riesco a dimenticare anche le sconfitte
a ricucire questa vita scombinata
e finalmente posso osservare in silenzio
i tuoi movimenti come le foglie nel vento
come gocce di pioggia che bagnano
fino dentro la maglia sulla schiena
e mi raggiunge quella tua intelligenza
posso finalmente liberarti la mano
Posso aspettare il suono del telefono
Sognarti mentre mi spedisci un sorriso
Quante volte mi sono sentito solo
mentre i tuoi occhi cercavano me
le tue parole prendevano il volo
mi sentivo assente anche se ero con te
Quante volte sono stato felice di restare
ma sapevo sarebbe stato inutile
sapevo che non c’era niente da fare
avevo ancora molto da camminare
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Vent’anni
Sul ponte stasera ci sta questa luna
Un angelo guarda solitario nel vento
Ti accarezza la fronte e ti guarda dentro
Mentre prendi in silenzio i tuoi vent’anni
Al mattino i miei sogni svaniscono via
Mai vorrei ascoltare un rumore di marcia
Non voglio restare tra silenzi inutili
Non riesco a tenere vicini i miei fratelli
Quando un ragazzo prende in mano vent’anni
Corre senza sapere per incontrare l’amore
Nel viso di lei c’è un’attesa straordinaria
C’è una mano sulla mano che scorre lentamente
Siamo come le foglie d’estate
Che si muovono col vento di ponente
Che accarezza le tue guance pulite
Che sanno di un bacio atteso
L’odore acre arriva fin qua
Dalle macerie di un’altra città
Non riesco a capire,
non riesco a sperare
E mi chiedo perché non ho più vent’anni
Sentirai la mancanza dei tuoi compagni
Che hanno scelto di stare senza parole
Perché sai le parole quelle senza pudore
Sono come le note del nostro amore
La mia strada è segnata non posso mollare
Salterò il muro insieme a te
Quell’angelo solitario sussurra col vento
Questa notte di pace più lunga sarà
Siamo come le foglie d’estate
Che si muovono col vento di ponente
Che accarezza le tue guance pulite
Che sanno di un bacio atteso
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Firenze in Bianco e Nero
La scuola al tempo del Corona Virus
La scuola al tempo del Corona Virus
Le parole che seguono, voglio che restino nella memoria. Rileggerle in futuro probabilmente avranno un diverso effetto.
Perché tutto questo plexiglas? Perché la paura della morte è più forte della paura della vita! Se a scuola i bambini vengono inscatolati è perché non ci fidiamo dei loro comportamenti, che non sono in grado di imparare a tenerli, evidentemente sono dei disadattati, mi direte che ci sono bambini che non sono in grado di osservare tutte le regole? E perché quando si va nei luoghi considerati sicuri siamo davvero tutti così sicuri che sono sicuri? I medici che sono morti curando persone infette erano così sicuri che pur indossando tute speciali non si sarebbero infettati? Andiamo a domandarlo a quelli che hanno manifestato a Roma perché dicevano che era tutto falso!
Quindi allora la soluzione sarebbe inscatolare le persone. Dove sta quello psicologo che l’ha convalidata? Bene, vedo che la scienza ha fatto grandi passi avanti. Quindi questi ragazzi, dalla libertà a casa, dopo che molti hanno imparato a capire cos’è l’autonomia, passeranno alla scatola in plexiglas. I bambini del nido e dell’infanzia? Be le maestre in quel caso potranno rischiare… sanno bene che non possono mettere un bambino di un anno dentro una scatola di plexiglas…
Sarebbe forse stato il caso di approfondire come continuare un po’ di didattica a distanza? Facendola magari in modo più intelligente di quanto non poteva essere fatto in una situazione di emergenza? Non dico sia questa la soluzione unica, ma magari un pezzo di soluzione poteva esserlo. Non ho capito, dovremo assistere a scene isteriche da parte di qualche bambino o studente particolarmente sensibile per capire che non è questa la soluzione? Che se vogliamo far ripartire l’economia ci devono rimettere sempre i più deboli? E tutto questo perché poi? Per avere degli studenti che sanno tutto di storia, geografia, italiano, scienze e matematica? Che poi senza Corona Virus avevamo tutto questo esercito di scienziati che sanno tutto di tutto, meno che non mettersi le dita nel naso?
Se vogliamo ripartire un minimo di rischio bisogna correrlo, se non ce la sentiamo stiamocene a casa, non illudiamoci che inscatolando gli studenti quei rischi non li correremo… che poi parliamoci chiaro, ma se il virus dovesse ripartire a settembre ottobre come era alll’inizio di questa pandemia, si tornerà di nuovo a scuola?
Qualche reminder per contestualizzare può aiutare
Stare bene a scuola
Stare bene a scuola
“Stare bene a scuola” è un docufilm realizzato in occasione delle celebrazioni per i 90 anni dell’Indire e in concomitanza della mostra fotografica “Radici di futuro”, allestita a Firenze a ottobre 2015.
Il documentario ricostruisce il tema dell’innovazione nella scuola primaria italiana tra passato e presente. Dalla scuola di Barbiana avviata da don Lorenzo Milani negli anni cinquanta, con il suo modello pedagogico improntato alla didattica “del fare” al movimento di educazione cooperativa ispirato alla metodologia della Pedagogia Popolare di Celestin Freinet, fino ad arrivare ai contesti didattici attuali che reinventano gli spazi dell’apprendimento, rompendo gli schemi tradizionali (come ad esempio il Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia).
Per saperne di più vai qui: https://bit.ly/2DXXfdJ
Quartiere Isolotto
Quartiere Isolotto di Firenze
Il quartiere dove vivo si chiama Isolotto. Isolotto è il vecchio nome, ma tutti lo conoscono come il Quartiere 4 di Firenze. E’ un quartiere popolare e tutti lo ricordano come il Quartiere del sindaco La Pira. E’ stati costruito secondo dei criteri assolutamente sostenibili, con grande attenzione ai bambini e le case non sono quelle tipiche degli anno 60 che hanno impestato le grandi metropoli.
Ogni quartiere ha la sua magia. Attraverso questa serie di foto ho cercato di raccontare alcune delle cose belle. Spesso siamo presi da mille pensieri e non ci accorgiamo che il luogo dove viviamo ha le sue bellezze. Alcune di queste ho cercato di condividerle con voi.
Giornata Nazionale persone con SdD
13 ottobre giornata nazionale per le persone con Sindrome di Down
Il 13 ottobre è la giornata nazionale delle persone con Sindrome di Down. Dedico questo video a mio figlio Damiano e a tutte le persone come lui. Sentirete la sua voce, anche se normalmente non parla così bene, le parole le ho scritte io, ma non ho fatto altro che tradurre i suoi sentimenti: conosco mio figlio. Anche la musica è originale. Un altro piccolo granello di amore da condividere con voi… Vi chiedo di condividerlo con i vostri amici. Si, ve lo chiedo perché è importante sapere come sono questi ragazzi, ragazzi che non hanno quello che tutti hanno. Non ci sono accuse, non ci sono denunce, c’è solo la voglia di cambiare la cultura, di cambiare i nostri occhi, di aprirsi all’ascolto, al silenzio del mano nella mano. Non c’è alcuna compassione, le persone con sindrome di Down sono persone pure. Grazie per questi 3 minuti e mezzo che dedicherete a queste persone
In questo secondo video, non dedicato solo alle persone con Sindrome di Down, ho potuto testimoniare l’esperienza di Special Olimpics, una delle poche realtà nelle quali i disabili riescono ad essere ste stessi, dove possono dare il meglio di se, dove i volontari e le organizzazioni sportive che li supportano vivono con loro un rapporto alla pari: uno dei rari esempi di inclusione. Special Olimpics è un’organizzazione mondiale fondata da Catherine Kennedy