Il Corridore (acustica)

Autore Giuseppe Moscato

GUARDO IL CIELO E IL SOLE È SCESO GIÙ
VEDO LA TUA OMBRA ANDARE VIA
SULL’ASFALTO CI SEI SOLO TU
SCARPE E MUSCOLI CHE PASSANO
CORRIDORE DOVE VAI
VERSO LA TUA LIBERTÀ
NON È SEMPLICE LO SO
MA È COSTANTE  L’ANDAMENTO 
NON C’È NIENTE CHE NON VA
NON IMPORTA VINCERE 
SALIRAI SULLA COLLINA ANCORA
LA CAMPAGNA È COME UNA POESIA
SOLO IL VENTO TI ACCOMPAGNA 
TACITURNO COME UNO STRANIERO
C’È UNA STRADA DA PASSARE
CON LA TUA DIVERSITÀ
FIGLIO MIO LO DICI SEMPRE
A COSA SERVONO LE MIE PAROLE
È SUFFICIENTE IL MIO SORRISO E POI
VOGLIO SOLO CORRERE
VOGLIO FARE IL CORRIDORE
COME TE CHE VUOI CANTARE
C’È UN TRAMONTO SULLA STRADA 
VANNO VIA I CHILOMETRI 
STRIZZA L’OCCHIO GENEROSO
TUTTO È DENTRO IL TUO SILENZIO
TIENI IL TUO CRONOMETRO
È COSTANTE IL MOVIMENTO
CONCENTRATO ED EFFICIENTE 
NON IMPORTA VINCERE 

Tranvia

Titolo: Er gallo nero
Testo : Pietro De Simoni e Giuseppe Moscato
Musica: Giuseppe Moscato 

Qui nun se prenota, un tavolo lo trovi sempre
Co’ due spicci magni e bevi, so’ piatti veri
Pensavi d’aspettà anzi t’aspetto
È ora de chiude cassa, famose n’goccetto
Viè qua, mettemose vicini
è de quello bono, riposava al Gallo Nero
Ammazza che fatica sta salita
Chissà se ie la fa a portamme n’fonno
Ma fino a che la marcia nun è finita
Me sembra de girà intorno ar monno
Manco fossi arido9o al lumicino,
provamo a mannà giù n’goccio de vino
Compagno mio de lotte e de sventura
De un tempo dè ideali e d’avventura
S’aritrovamo da Roma a Firenze
Pe vede’ come bu9a sto presente
E mò sto qua che guardo sta bottja
Nun so perché me struscio l’occhi che me pija
Mo’ squaia via veloce come er vento
E sbrighete anna’ via senno’ me pento
Mo’ squaia via veloce come un lampo
Famose n’antro goccio ner frattempo

Titolo: Loco Colombia
Testo e musica: Pietro De Simoni
Arrangiamento: Giuseppe Moscato 

PER QUANTO DIVERSO E REMOTO
FOSSE IL LORO MONDO DAL NOSTRO
GLI INGREDIENTI ERANO GLI STESSI
LE PIETRE, GLI ALBERI, LE MONTAGNE
L’ACQUA, IL LAVORO, LA GIOVENTÙ, LA VECCHIAIA
LA PUTTANERIA, LA GUERRA, IL VIZIO
LA GIOIA, IL DOLORE
TUTTO POI È LO STESSO.
SOLO, IN UNA TERRA
DOVE TUTTI SALTELLAVANO COME PAZZI
DONDE EL PERÌCO ES EN QUALQUIER ESQUINA
DOVE LE PERSONE SONO PROPRIO A PEZZI
DONDE L’HOMBRE LATINO TIENE
LO QUE LAS MUJERES QUIEREN.
DONDE L’HOMBRE LATINO TIENE
LO QUE LAS MUJERES QUIEREN
LOCO-COLOMBIA AHI HOMBE
SANTA MARTA TIENE TREN
LOCO-COLOMBIA AHI HOMBE
PERO SANTA MARTA NO TIENE TRANVIA
TRA AGUARDIENTE E CUBA-LIBRE
GLI STRAPPI ALLA MAGLIETTA
CHE RICORDANO I COLPI DEL VIAGGIARE
DESCARGA TU ALMA OMBRE
QUÌ IL TEMPO È ALTRO TEMPO
E QUALUNQUE FOSSE LA RAGIONE
UNA CREAZIONE DELLA NOSTRA FANTASIA
..ABBIAMO FATTO IL SALTO SENZA RETE
E SICCOME SIAMO CADUTI MALE
CE NE SIAMO ANDATI SENZA SALUTARE.
QUÌ CI SONO PESSIMI PRECEDENTI
O LASCI, O PRENDI
LOCO-COLOMBIA AHI HOMBE
SANTA MARTA TIENE TREN
LOCO-COLOMBIA AHI HOMBE
PERO SANTA MARTA NO TIENE TRANVIA

Improvvisamente

Titolo: Improvvisamente
Testo e musica di Giuseppe Moscato

[RECITATO]
RACCONTARE DELLE DIFFICOLTÀ DA SUPERARE O DI QUELLE SUPERATE IN
QUESTA SOCIETÀ DISTORTA, PUÒ AIUTARCI A RITROVARE LA NOSTRA
NATURA FORSE UN TEMPO INCONTAMINATA. MA NELLA NOSTRA NATURA C’È
ANCHE CHI DIFENDE MORBOSAMENTE QUANTO HA ACCUMULATO, E’
DISPOSTO A STARE DENTRO UN INGRANAGGIO MALEFICO, SCHIERATO PER
OGNI PICCOLO E MICROSCOPICO FATTO, VIVE DENTRO UN
SISTEMA DIVISIVO DOVE OGNUNO CERCA DI ASSICURARSI UN QUALCOSA
CHE NON SI SA NEMMENO BENE COSA SIA… E SI VA AVANTI COSÌ,
TRASCINATI DA UN SOTTILE SENSO DI INFELICITÀ.
[CANTATO]
HO RITROVATO DOPO L’ALBA
IL SUONO DELLA MUSICA
MI HA CATTURATO SENZA ACCORGERMI
CHE ERA UN’ALTRA VITA
E’ UN’ALTRA VITA ANCORA
SE N’È ANDATA
SENZA PERDERE NE VINCERE
SENZA PERDERE NE VINCERE
L’HO RITROVATA
[RECITATO]
ED IO CHE UN TEMPO ERO A CERCARE DI CAPIRE A CHI ASSOMIGLIARE, HO
SBAGLIATO, HO CAPITO E SONO CAMBIATO. HO COMBATTUTO E SONO
STATO SCONFITTO, HO SPERATO, HO CREDUTO… E HO CERCATO.
TU FIGLIA, TU FIGLIO, TU AMICA, TU AMICO, SIETE VENUTI SENZA DIRE UNA
PAROLA, EPPURE IO SENZA DI VOI NON POTREI ESSERE IO, SIETE LE MIE
EMOZIONI, IL MIO SPECCHIO DA PULIRE OGNI GIORNO, LA MIA POLTRONA,
LA MIA RUBRICA TELEFONICA, LA MIA TAVOLA IMBANDITA, LA CASA DOVE
POSSO ESERCITARE LA MIA GENEROSITÀ.
[CANTATO]
E ORA TIENI STRETTA LA TUA ANIMA
PIEGATA IN UN FOGLIO DI CARTA
FRAGILE COME UN BICCHIERE E LE PAROLE
DI UNO STRACCIO DI POETA
COME IL TEMPO CHE SCONVOLGE
IMPROVVISAMENTE I PIANI
FORSE FINALMENTE HAI CAPITO
NON È IERI NON È DOMANI
[RECITATO]
AMO COLORO CHE OGNI GIORNO REGALANO GESTI CHE FAVORISCONO
NUOVI INCONTRI.

Terra

Terra
Testo e musica di Giuseppe Moscato
Voce: Irene Moscato


Cantannu sta terra beddra
Mi piglia lu cori
Lu Mari e li vecchi casi
Li strati, la chiazza u ‘rlogiu
La genti parteru tanta 
Sintennu ca si campava
E sulu lu viddraneddru
Taliava lu piscatori
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri 
E dici la terra e so 
E la notti ci s’addrurmisci
E taliannu li stiddri parla 
Di chiddru chi s’ava parlari
E taliannu li stiddri parla
Di chiddru chi s’ava parlari
Tutti li caruseddri
Lordi di pruvulazzu
Iocaru cu li mani
E inmentaru giri n’tunnu
Li fimmini a li finestruni 
Si vonnu maritari
E quacchi n’antra chiangi
Pi un’esseri a chi beddra
Ni lu mentri ca lu sali coci
Li muli che vanno e venne
Pi li Terri e pi li paisi 
vinnennu sali e pisci
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
E scinniru di casa
E accattaru cosi frischi
Sula è sta terra beddra
Luntana da lu cuntinenti
Nun sanno mai chi succedi
a la capitali e susu d’iddra
Si viviru la iurnata
E aspettaru la spiranza
Pi chissu chi la duminica
La chiesa è sempre china
C’è Lillu ca parla ai chiuri
L’abbrazzu cu lu me amuri
E insemmula a Saru e Gianni 

e cull’antri si vonnu beni 

E taliannu li stiddri parlaru

Di chiddru chi s’ava parlari 

E taliannu li stiddri parlaru

Di chiddru chi s’ava parlari 

NULLA è PERFETTO

NULLA è PERFETTO: un album digitale con dieci nuove canzoni, risultato di due lunghi anni di lavoro.
I testi come sempre sono collegati a fatti che osservo o che mi riguardano in prima persona.
Dal punto di vista musicale ho provato a ricercare delle soluzioni nuove rispetto alle precedenti uscite. La chitarra acustica e a volte classica è sempre presente. Non manca il pezzo rock. Ho avuto qualche collaborazione e come sempre ho ascoltato pareri e opinioni che mi hanno permesso di rimetterci le mani in alcuni passaggi.
Ringrazio in particolare Piergiorgio Pardo per avermi prestato la sua esperienza musicale, in particolar modo per come mi ha guidato nella costruzione del mio ritratto che appare in copertina.
Sono io stesso l’autore delle musiche e dei testi e ho eseguito sia la parte strumentale che quella canora (a parte le collaborazioni che citerò di seguito), oltre ad aver registrato e masterizzato l’album. Insomma un prodotto fatto in casa.
Veniamo alla presentazione dei brani.
Il titolo dell’album “Nulla è perfetto” è anche il titolo del brano di cui ho realizzato il video. Sono convinto sia una delle più belle canzoni che ho scritto: un disabile intellettivo si innamora di una ragazza non disabile particolarmente bella e sensibile. Ho provato a mettermi nei suoi panni ed immaginare i suoi pensieri, le sue sensazioni, le sue emozioni.
Grazie a Gianfilippo Boni per aver contributo all’arrangiamento degli archi digitali rendendo questo brano ancora più lirico di quanto io stesso avrei immaginato.
La prima di queste canzoni, cronologicamente parlando è “Stasera”, scritta nel marzo del 2020 durante la prima ondata del Covid 19, un brano d’amore dedicato a mia moglie che ogni giorno di ritorno dall’ospedale metteva i suoi vestiti fuori in balcone e subito dopo la doccia, giornate infinite di paura e di attesa in cui non trovavo un minuto per stare in pace con lei. Ringrazio mia figlia Irene per il contributo vocale.
Come la maggior parte di noi durante questo periodo ho riflettuto molto in solitudine, con “Aspetta un momento” e “Centodue cappelli” ho guardato indietro al passato ma senza nostalgia, solo per ritrovare immagini di me, di noi di quando abbiamo superato momenti difficili, una specie di esercizio per recuperare le energie disperse nelle routine ormai scomparse e divenute astratte.
“Non ci resta che andare” richiama il rapporto con la natura che non necessariamente deve essere cercato chissà dove, lo puoi trovare anche a primavera quando si aprono le finestre, è importante accorgersene.
“Canto all’orizzonte“ e il tema dei migranti che non manca nemmeno in questo album, un brano recitato e cantato, parole strazianti. Grazie a mia figlia Benedetta che interpreta la voce della ragazzina in viaggio.
In “Una stella tra le stelle” un ragazzo scuro di pelle e solitario, anche lui figlio di migranti, sensibile ed estremamente intelligente, ma con grande difficoltà a far quadrare la sua cultura con quella nostrana.
“Ciao ragazzo ciao” e un brano assolutamente autobiografico.
“Uomo di passaggio” è l’incontro con il grande amico giornalista degli “ultimi”, Domenico Iannacone… ho lavorato molto su questo brano.
“Quale direzione” apre l’album, un’introduzione leggera, spiega che la direzione è sempre la stessa da sempre: amore e uguali opportunità a tutti gli esseri umani.
Mi farà piacere sapere se sono riuscito a darvi anch’io qualcosa, ditemelo sui miei profili social.

Titolo: Quale Direzione
Autore testo e musica di Giuseppe Moscato

Stasera fa freddo non sai dove andare
Senti come l’aria profuma di sale
Con le tue guance rosse
Come ogni anno a Natale
Tanto lo sai che alla fine
Qualche pezzo si perde lo stesso
Forse in un porto di mare
Saprai quello che devi fare
Grandine e pane
Semi d’arancia
La direzione
È sempre la stessa
Se c’è un temporale
Non c’è niente di male
Basta cambiarsi
Scarpe e vestito
Un cappuccino speciale
E un cornetto la notte
Come quando eravamo
A piazza Farnese
Quello era tempo
Di rivoluzione
Finestre di notte Come luci nel buio
Come lampare Sulle onde del mare
Nessuno ti spinge da dietro le spalle
Basta seguire la tua Stella polare
Senti che voglia c’è di cambiare
Di metterti il braccio sopra le spalle
Non interrompere il sogno
Di stare insieme a cercare
Grandine e pane
Semi d’arancia
La direzione
È sempre la stessa
Se c’è un temporale
Non c’è niente di male
Basta cambiarsi
Scarpe e vestito
Un cappuccino speciale
E un cornetto la notte
Come quando eravamo
A piazza Farnese
Quello era tempo
Di rivoluzione

Titolo: Centodue cappelli
Autore: Giuseppe Moscato

Contorni sfumati
immagini perdute
Tra i sassi e i fiori
Si ritrovano i miei passi
Polvere sulla strada
Percorsa e camminata
Hai La faccia stanca
Gli occhiali sono sporchi
Ho 102 cappelli
Chiusi nell’armadio
Li ho tutti nella mente
Mi hanno accompagnato
C’è fame di poesia
Di tempo andato via
Ormai non c’è bisogno
Di aspettare un altro giorno
Dai sali su se puoi
Ti ascolterò se vuoi
Non c’è nessun segreto
Solo voglia di partire
Non chiedermi perché
non so se dirtelo
Ho perso la mia sfida
Ho regalato la mia vita
Ci ho provato sai
A cercare le parole
Per dirti come mai
Sei andata via da qua
fragili i miei capelli
chiusi nella stanza
È passato troppo tempo
Ma non si è perduto il senso
Non so cosa succede
È stupido lo so
Ci sono lunghe pieghe
Nascoste tra le rughe
Ormai la piazza è vuota
Un’idea si è frantumata
ma all’angolo la strada
Non si fa guardare indietro
Dai sali su se vuoi
Ti ascolterò
Non c’è nessun segreto
Solo voglia di cambiare aria
Puoi chiedermi perché
Te lo racconterò
Ho cercato la mia sfida
Ho regalato la mia vita
Non ci sono fallimenti
Solo attimi confusi
C’è solo libertà
Diritto di esistere

Titolo: Non ci resta che andare
Autore: Giuseppe Moscato

Siamo alla ricerca di cieli illuminati
Di alberi e animali parlanti
Di corpi (danzanti) senza veli
Dentro i sogni segreti dei viandantiViene l’autunno, la vigna ed il vino
E la tristezza si dissolve al mattino
Perché noi sappiamo guardarci negli occhi
Non sappiamo portare maschere sul viso
È ora di compiere il salto
Come il passo di un vecchio 
Contro il volo di un falco
Non ci resta che andare
Per distese lontane
Non ci resta che andare
Per distese lontaneNon è più ormai questione di tempo
Nonostante lo sguardo sia sempre attento 
Basta suonare una armonica blues
Sotto una veranda accompagnato dal vento 
È sufficiente per pregare in silenzio
Al tramonto prima di sera 
Quando dalle finestre
passano Il gelsomino ed il tiglio
È ora di compiere il salto
Come il passo di un vecchio 
Contro il volo di un falco
Non ci resta che andare
Per distese lontane
Non ci resta che andare
Per distese lontane
Si può perdere una guerra Per comprare la pace
Basta indossare una bandana americana
(Speravo che quell’America fosse più lontana)
Ma l’odore dei funghi in ottobre verrà
Sarà come un migrante
Solo con la sua libertà

Titolo: canto all’orizzonte
Autore testo e musica: Giuseppe Moscato

Ore di cammino, la strada è bianca la strada è grigia, sempre
uguale per chilometri, la faccia è sporca perché il vento è
sporco e poi i soldati, tanti soldati. Il ponte è lontano e noi
possiamo solo camminare, camminare… e allora cerco di
sognare, di andare, di pensare, di volare, di cantare
Ho sonno mi racconterai una storia
È tardi per pensare a quello che è successo
Siamo ancora lontani e quando arriveremo ci saranno altri
soldati che sbarrano la strada, che ti dicono fermati, non puoi
andare oltre, fermati! aspetta! Non puoi andare oltre! Aspetta!
se fa freddo aspetta, se fa caldo aspetta
Papà questa polvere non va via
Ho sete e non sento più le mani

E allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di
cantare…
Mi chiamano migrante, mi chiamano clandestino, non ho più un
nome e mia figlia non capisce perché c’è tanto vento, perché la
faccia è sporca, perché la strada è sempre bianca, sempre
dritta, sempre grigia, sempre triste, sempre strada
E allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di
cantare,
Abbiamo fame, si perché arriva il momento che viene la fame e
non hai niente da mangiare, mia moglie, mia figlia si aspettano
che io trovo qualcosa da mettere sotto i denti, ma il confine è
ancora lontano e la strada è ancora strada
Mai non l’avevo visto mai
Neanche nelle storie della sera

Il mare è come una parola che corre, rallenta, gioca, il mare si
ripete, il mare è sempre uguale, è l’orizzonte, è la paura, è la
speranza: avremo pane da mangiare e mani per lavorare, per
pregare per amare, per curare
Voglio respirare questo canto
Stringere per sempre la tua mano

Guarda la luce piccola mia, guarda le stelle, la luna, ascolta le
carezze infinite della mamma, ascolta il suono della risata,
guarda gli occhi del nostro fratello occidentale che ti accoglie e
piange perché non aveva ancora visto il color ebano della tua
pelle
e allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di
cantare… di sperare…

Titolo: Nulla è perfetto
Autore: Giuseppe Moscato

Mi sono guardato 
allo specchio
E ho pensato 
anche stavolta 
Ho sbagliato 
Me lo hai raccontato
Ancora una volta
Eppure non riesco
A capire
 Mi hai sempre detto
Lo hai ripetuto 
Che nulla 
Dopotutto 
È perfetto 
A volte succede
Per caso una sera
Mi guardi negli occhi
Non sai cosa dire 
Forse davvero 
A pensarci bene 
Non c’è molto altro 
Molto altro da dire
C’è un abbraccio 
Con gli occhi 
Una sera di agosto 
Un luna perduta 
Nella notte che viene
Ti chiedo davvero
Se ti ho fatto del male
Se non ti riesce 
Non mi perdonare 
Non ti ho chiesto di andare
Ma di restare
Con me
Sono solo un ragazzo
Che vuole parlare
Che vuole toccare il tuo viso
Mi vorrei innamorare
Delle tue mani che sanno
Quando scendi le scale
All’uscita di scuola
Mi resta il profumo
Della terra bagnata
Della pioggia che scende
E Il desiderio che sale
Sorrido lo stesso
Perché sono felice
Di starti accanto
Mentre si spenge la luce
Non ti ho chiesto di andare
Ma di restare
Con me

Titolo: Ciao ragazzo ciao
Autore musica e testo: Giuseppe Moscato

Ho visto pensieri
di ragazzi sul muro
E al mattino guardare il sole sul mare
sul mare
E sembra che il tempo
È più avanti di noi
Di noi che avevamo un’idea
Soltanto un’idea
Perché il mondo lo sai
è soltanto un’idea
E mi raccontavi
che stavolta dovevi partire
Dall’altra parte del mondo
c’era posto per te
Laggiù in Sud America
c’era posto per te
Per il suono della tua chitarra
e per le sere d’inverno
In Sud America si
c’era posto per te
Rit.
Ciao ragazzo ciao
non sarai più lo stesso
non ti nasconderai
domani poi chissà cosa sarà
Ti voglio regalare
Il mio sole sul mare
Per non dimenticare
L’odore della pioggia quando è sera
Ancora un viaggio
E poi un altro viaggio
Le nuvole ormai
Sono solo un ricordo
Il tuo passo libero
Accompagnato dal vento
Eppure era solo un pensiero
Di un ragazzo seduto sul muro
Come un sogno svanito al mattino
Un mattino di maggio
Ciao ragazzo ciao
Verro’ a prenderti alla stazione
E suonerò per te
Quella vecchia canzone
Saprai restituire
I pensieri dalla polvere
Che il tempo ha conservato
Neanche un attimo sarà perduto

Testo e musica di Giuseppe Moscato
Titolo: Uomo di passaggio

Senti forte il dovere
Responsabile mestiere
La tua vita come una roulette
C’è del sangue trasparente
Sono stanco di pensare
ingoiare le opinioni
Sospesi dentro il buio
Passare oltre i marciapiedi
Hai preso tue cose
I tuoi racconti strani
Tra pause di silenzio
Le parole come lame
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Uomo di passaggio
Per caso ti ho incontrato
Nel mistero di uno spazio
Pieno di semplicità
Lo sguardo aperto al cielo
Dentro tutte le città
Dall’alto di un palazzo voli
Sulla tua fragilità
Hai preso tue cose
I tuoi racconti strani
Tra pause di silenzio
Le parole come lame
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi
Le tue ferite aperte
Come canti nella notte
Anime sofferenti
esseri diversi

Titolo: Una stella fra le stelle
Autore musica e testo Giuseppe Moscato

Sai non so spiegare
Come si fa a volare
Era un po’ di tempo fa
Che le strade erano vive
E siamo a ricordare
De André con le sue strofe
Sapevano di sale
Ma ora è istituzionale
E mi capita ogni tanto
Di cantare come un tempo
E un ragazzo che mi dice
Voglio uscire dal silenzio
Non so cosa vuol dire
Non riesco più a capire
Ma mi piacerebbe andare
In un piccolo locale
E tu ragazzo scuro
Prendi tutto il tuo futuro
Prova a metterti le ali
Con la tua faccia pulita
E mi sento come un padre
Che ha bisogno di ascoltare
Perché sai che io lo so
Me lo puoi raccontare
Ma qui sembra come allora
Come quando andavo a scuola
L’erba voglio no non c’è
Nel giardino del tuo re
E così che ho imparato
Lentamente a camminare
E c’è chi mi ha regalato
Due ali per volare
Non restare ad aspettare
Hai altro a cui pensare
Hai da prendere il coraggio
Per farti rispettare
E non farti circondare
Da chi vuole comandare
Da chi fa della tua vita
Un nome da calcolare
Stringi i denti fatti forte
Fai più larghe le tue spalle
Sei una stella fra le stelle
Che non si può contare

Titolo: Ancora un momento
Autore: Giuseppe Moscato

È tutto ad un tratto 
È calato il silenzio 
La pioggia spostata sul vetro 
Pensavo che il mondo
Si fosse fermato 
Avevo bisogno di fiato
Ho consumato 
Un tempo scuro 
Non c’è bisogno 
Di andare lontano 
Ormai ho imparato 
Che quello che cerco
È a portata di mano
Mi piacerebbe passare una sera
A contare le stelle
per prendere il tempo
prendere i sogni
tenermi stretto
Quello che sento
Non ho voglia di salire sul treno
Preferisco una pausa nulla di meno
Ti ringrazio se mi porti a Milano
Non c’è fretta di arrivare più lontano
Quello che porto e che lascio
È come una bottiglia invecchiata
Da assaporare una sera di inverno
Una memorabile sera di inverno
Non so come fare
Ma non posso aspettare
Ancora un momento
Lo sai devo andare
È tutta una vita che corri che voli
È bello sapere
Che il tempo non vale
Queste notti
che vengono e vanno
Questi pensieri
Che mi girano intorno
Sono come i miei passi i miei occhi
Che corrono invano
Che corrono invano
Strana è la vita nasce finita
E’ solo un momento
Soltanto un passaggio
Ti prende la mano
Ti ascolta piano
Ti vuole soltanto portare nel vento
Mi sento provato ma sono contento
Lo dico a me stesso non mento lo so
Aspetta un momento vorrei riprovare
Non posso fare altro che ricominciare
E quello che porto e che lascio
È dentro quella bottiglia invecchiata
Sempre pronta per essere aperta
Una memorabile sera di inverno

Titolo: Stasera
Autore: Giuseppe Moscato

Stasera ho voglia di parlare un po con te
Vorrei leggerti una lettera di tanto tempo fa
Vorrei starti più vicino di altre volte
Ma ora guardami negli occhi per favore
Voglio dirti che mi manchi anche così
Perché sai la sera arriva sempre tardi
E se il tempo fosse andato un po’ più lento
Sarebbe stato dolce anche il silenzio
Tienimi la mano, portami con te
Questa sera è tutta per te
E guarda come è strano
Ma mi batte il cuore
Stasera voglio stare qui con te
È da un po’ di tempo che ti penso spesso
E ti vedo col tuo passo svelto
Nel silenzio sono poche le parole
Le tue mani sanno sempre cosa fare
Questa sera sai non posso fare a meno
Di ascoltare quello che non hai mai detto
E non voglio immaginarlo neanche un po’
So soltanto che saremo io e te
Tienimi la mano, portami con te
Questa sera è tutta per te
E guarda come è strano
Ma mi batte il cuore
Stasera voglio stare qui con te

Giro di fa

Giro di Fa
Testo e musica di Giuseppe Moscato
Arrangiamento Pianoforte: Marco Buonarroti

Suona la porta
Quanto tempo è passato 
Vent’anni in un soffio
Con il volto scoperto
È stato un periodo
non facile ma
Non sono riuscito 
a portarti con me
Lo sai ho parlato Molto di te 
di un passo mancato 
E ora che tanto è cambiato
Potevamo andare lontano 
Ma ora è tempo
Di raccogliere i pezzi 
Di metterli insieme
E dormire la notte 
Ti suonerò 
Il solito giro di fa 
Che bagna i tuoi occhi
Dal maggiore al minore
In questo passaggio 
C’è una strana follia
C’è un punto di rosso
Che non vuole andare via
Ancora un bicchiere 
Fino all’imbrunire
Resta a guardare
La notte arrivare
Mi piacerebbe sapere
Come andrà a finire
E Ti vorrei ascoltare
seduto per ore
Non so come mai 
Qui c’è sempre da fare
Non so più dove sta
La mia libertà
Il vino era buono
Anche il passo è cambiato
ma suonerò ancora
quel giro di fa

Non so se basta così

Titolo: Non so se basta Così
Autore: Giuseppe Moscato

C’è un’ombra sul mio cuore
E anche se non mi appartiene 
Mi chiedo perché
perché  non ha colore
dov’era il tuo amore per sempre
Forse tra le linee del giorno 
Tra le luci nascoste la notte
Ma tutto sta dentro l’anima
Guarda che hai perso la chiave
Per non sentirti corrotto
Niente di più normale – dicono
Per vivere un buon finale
Ma dimmi che c’è da cambiare
Lo vedi nessuno si muove
Sospeso a un palmo dal piano
Non riesco a corrompermi mai
Ritornello
Preferisco volare forse per compensare
Perché sotto il mio cielo non c’è solo il mare
Ci sei pure tu fermo a guardare 
In silenzio a pensare con gli occhi chiusi
E ora che il tempo è tornato
Che a volte  ritorna senza preavviso 
Arriva piano
Senza un segnale 
Senza la nebbia che sale

Solo col mio respiro
Che batte più forte che mai
Non sento più le mie ali
Sapevo di averle con me
E tutto questo rumore
Chiuso dentro un cassetto
Nessuno lo cercherà
Nessuno lo troverà
Ci saranno giorni di festa
Di mare e di fiori di pesco
Di canzoni al pomeriggio
Di promesse dimenticate
Sarà un tempo di libertà
Di forza che non se ne va
E’ tutto quello che siamo  
Non so se basta così
Ritornello
Preferisco volare forse per compensare 
Perché sotto il mio cielo non c’è solo il mare
Ci sei pure tu Fermo a guardare 
In silenzio a pensare Con gli occhi chiusi
E ora che il tempo è tornato
Che a volte  ritorna senza preavviso 
Arriva piano
Senza un segnale 
Senza la nebbia che sale

La tua voce

titolo: La tua voce
Autore testo e musica Giuseppe Moscato

La tua voce mi prende nel fondo
Sai quando vibra l’anima
Non riesco a fermare i pensieri
E mi confondo se ascolto il tuo canto

Sembra come un sogno antico
Che continua a vivere
In questo tempo senza tempo

Ricordi quando la Luna
E il calabrone nel campo
Diventarono amici
In una storia inventata la sera
E poi quel sussurro
Per farti addormentare

Nel canto ripetitivo
Che addormenta il tuo bambino
Nella fotografia di una carezza
Che sta nella memoria

Ascoltare tua voce mi da la sicurezza
Anche se non sei con me

Ricordi quando la Luna
E il calabrone nel campo
Diventarono amici
Di una storia inventata la sera
E poi quel sussurro
Per farti addormentare

Canta ancora per favore
Non smettere di restare
Posso stare anche in silenzio
E ascoltarti un’altra volta

Non mi stancherò un’istante
Cullerai questi lunghi anni
Resisterò al tempo

E mi basta il tuo sguardo
Quando mi cerca tra la gente
E ti penso ogni momento
Appoggiata alla mia spalla
Mmm Mmm Na na…. 

Diversi – EP

Titolo: Sull’oceano
musica e testo di Giuseppe Moscato

Sono stato via un tempo
Che non tornerà
Chissà cosa troverò
al mio ritorno

L’erba è alta
E la porta è ancora chiusa
Hanno smesso
le sirene di gridare

Ti vedo appoggiata alla finestra
Di una notte con le stelle
Che sembra essere la stessa
E mi tremano le gambe
Tra un minuto ci sarò

Ti racconterò
Del mio viaggio dall’America
Di una strana libertà
Sopra l’oceano

E ti ho pensato sai
Suonare al pianoforte
Ascoltare tue poesie
Alla luce della Luna

Non ho smesso di sognarti e di pensarti
E ho trovato il modo per non perderti
Senti come soffia il vento
Amore mio 

Il corridore
Musica e testo: Giuseppe Moscato

Guardo il cielo e il sole è sceso giù
Vedo la tua ombra andare via
Sull’asfalto ci sei solo tu
Scarpe e muscoli che passano

Corridore dove vai
Verso la tua libertà

E c’era un filo che legava il sogno
Ma tu batti il ritmo e il cuore va
E si trasforma la distanza
Mentre aumenta la velocità

Corridore dove vai
Corri contro la città

C’è un tramonto sulla strada
Fuggono i chilometri
Il tuo passo generoso
Tieni insieme il tuo silenzio

Non è semplice lo so
Ma è costante l’andamento
Non c’è niente che non va
Non importa vincere

Salirai sulla collina ancora
E la campagna è come una poesia
Solo il vento ti accompagna
Taciturno come uno straniero
C’è una strada da passare
Con la tua diversità

Figlio mio lo dici sempre
A cosa servono le mie parole
È sufficiente il mio sorriso e poi
Voglio solo correre

Voglio fare il corridore
Come te che vuoi cantare

C’è un tramonto sulla strada
Vanno via i chilometri
Strizza l’occhio generoso
Tutto è dentro il tuo silenzio
Tieni il tuo cronometro
È costante il movimento
Concentrato ed efficiente
Non importa vincere

Nel Cielo di Roma
Testo e musica di Giuseppe Moscato

Vorrei andare via
fuori dalla città
ho visto cambiare
il passo del tempo
E’ bastato soltanto
Un momento

Fuori la periferia
Ci sta un piccolo fuoco
Di luce nella stanza
Di finestre socchiuse
Di due innamorati
Che si sono incontrati
Per caso

C’è dentro la voglia
Di viaggiare lontano
Di lasciare quella vecchia valigia
Solo con la chitarra
E il mio fucile di carta

Scende un desiderio
Dal cielo stellato
C’è un cane che abbaia
E una donna che vola
Nel cielo di Roma

Resta ancora dai
Anche se fumo ancora
come un vecchio treno
Lento sulla ferrovia
Non ho altro da dare
Come sai
So soltanto sognare

Scriverò
Farò tardi stanotte
Lo so
Questo tempo che passa
Mi rende felice
Ci sono
Ed è già abbastanza

C’è dentro la voglia
Di viaggiare lontano
Di lasciare quella vecchia valigia
Solo con la chitarra
E il mio fucile di carta

Scende un desiderio
Dal cielo stellato
C’è un cane che abbaia
E una donna che vola
Nel cielo di Roma 

Oggi cambierà
Autore Musica e testo: Giuseppe Moscato

Stamattina un risveglio un po’ diverso
I tuoi capelli sono sparsi sul cuscino

E la luce entra dentro lentamente
Ti chiedi cosa mai sta succedendo

Le parole hanno perso il loro senso
E i pensieri sono polline nel vento

Cambierà
Oggi cambierà
E il sole nella stanza
Ti accompagnerà

Mi ricordo, quelle mie mattine estive
Le persiane, aperte piano da mia madre

E non ho dimenticato quegli odori
Di grano antico e di pane siciliano

E ti guardo mentre stai con gli occhi chiusi
Com’è strano questo filo che ci lega

E non so se stai cercando una ragione
Fatti andare qualche piccola pazzia

E se ti sembra che i tuoi sogni non rivelano
Quel domani ancora tutto da scoprire

Non importa, so che ti farai felice
Qualche volta puoi non chiederti perché

Cambierà
Oggi cambierà
E il sole nella stanza
ti accompagnerà

Oh Cambierà
Oggi oggi cambierà
E il sole nella stanza
stavolta ti accompagnerà 

Le persone e la gente

Dentro le messi, così vellutate, 
Il vento s’immerge chiamala estate
Lo vedi che hai la fronte sudata
Raccogli i capelli,
Con la polvere bianca
Le cicatrici sono sfumate, 
vestite di grigio, 
semplicemente ovattate
Dentro ci manca 
ci manca un destino, 
Un pensiero, un saluto
Che parla di noi; 
Che stasera guardiamo l’autunno
L’autunno dei sogni che abbiamo, 
le frustate che ci hanno battuto.
La vita che strappa, si sa
Ho impastato col fango i miei giorni
Ho ingoiato  e sorriso a quel pianto
Ma ho scelto di vivere oggi
Voglio andare ancora più in là
E giocare per sempre col mondo
Perché sai non mi importa di niente
Le persone non sono la gente
Nemmeno una testa a dipingere il cielo
Nemmeno la neve a pulire,
noi che il pianto, il calore, il silenzio, la luce,
noi che l’inverno abbiamo visto fuggire; 
Cercavamo la terra più grassa, 
cercavamo di non ritornare, 
agli abbracci festosi,
ai compagni alle ali
Ai cervelli che ci siamo bevuti 
come strade da
dimenticare.
Come un letto 
su cui riposare
Tra un invito, un imbroglio 
Hai dovuto cambiare
Che stasera guardiamo l’autunno
L’autunno dei sogni dei sogni che abbiamo
La vita che strappa, si sa
Ho impastato col fango i miei giorni
Ho ingoiato  e sorriso a quel pianto
Ma ho scelto di vivere oggi
Voglio andare ancora più in là
E giocare per sempre col mondo
Perché sai non mi importa di niente
Le persone non sono la gente
La vita che strappa, lo so
Ho impastato col fango i miei giorni
Ho ingoiato  e sorriso a quel pianto§
Ma ho scelto di vivere oggi
Voglio andare oltre il confine
E giocare (per sempre) ancora col mondo
Perché il tempo lo sai non è niente
E’ nostra questa luna crescente

di Giuseppe Moscato con Pietro De Simoni