POLVERE NELL’ARIA Musica, parole e voce Pino Moscato Produzione e arrangiamento Enrico Andreini Chitarre acustiche, elettriche e cori Matteo Urro Basso elettrico Lorenzo Billeri Master audio Giovanni Versari
Cosa resta oggi della lettera di un partigiano scritta ai suoi cari prima di morire?
Polvere nell’aria, è l’inizio di un racconto che mette insieme le storie intime vissute dalle partigiane e dai partigiani che hanno vissuto per un’ideale di pace e di libertà. Sul loro coraggio e sul loro martirio è stato detto molto, meno sappiamo delle paure, della sofferenza e della distanza che li ha separati dalle persone a loro più care.
Molte donne e molti uomini hanno creduto in un mondo più giusto, preti, comunisti, socialisti, anarchici… ognuno di questi combattenti a modo suo immaginava un mondo migliore. Ho ascoltato e continuo ad ascoltare tante di queste storie e mi accorgo che non sono poi così lontane.
Ho voluto scrivere in versi e cantare sentimenti che sono convinto facciano parte di ognuno di noi, sentimenti che non hanno ne tempo ne spazio. Mi sono così immerso nelle loro storie per comprendere cosa resta delle loro vite concluse ai nostri occhi. Io credo che dall’altra parte, ancora oggi, come ieri, sono a combattere per un mondo più giusto. Di tutta quella sofferenza restano le parole e le parole sono la testimonianza di un tempo senza tempo.
ABBIAMO PARLATO A LUNGO TUTTA LA NOTTE NON ERO STATO MAI SULLA MONTAGNA DOVE NON C’ERANO TRENI STAZIONI, NESSUNA FERROVIA COSÌ HO CREDUTO CHE CAMBIASSE IL MONDO VEDI ORA, SEMBRA TUTTO INSUFFICIENTE POI QUESTO FUTURO CHE GUARDA DI NASCOSTO CON SOSPETTO TANTO FANGO NELLA MIA CASA TRASFORMATO IN POLVERE NELL’ARIA SE PER CASO LA INCONTRERAI LE DIRAI CHE ME NE SONO ANDATO BISOGNERÀ TORNARE A LAVORARE POSSIAMO SOLO DARE QUESTA VITA MATERIALE PENSERÒ A MIO PADRE, LUI, NON SAPEVA MAI CHE COSA FARE EPPURE NON È STATO LI A GUARDARE TUTTO IL FANGO NELLA MIA CASA TRASFORMATO IN POLVERE NELL’ARIA QUI NON POTRO’ MAI PIU’ TORNARE NON POTRO’ MAI PIU’ TORNARE IMMAGINARE POTREBBE NON BASTARE CERCHERÒ DI FARMI PERDONARE PRENDERÒ IL MIO TEMPO LO PRENDERÒ TUTTO PER PREGARE
NULLA è PERFETTO: un album digitale con dieci nuove canzoni, risultato di due lunghi anni di lavoro. I testi come sempre sono collegati a fatti che osservo o che mi riguardano in prima persona. Dal punto di vista musicale ho provato a ricercare delle soluzioni nuove rispetto alle precedenti uscite. La chitarra acustica e a volte classica è sempre presente. Non manca il pezzo rock. Ho avuto qualche collaborazione e come sempre ho ascoltato pareri e opinioni che mi hanno permesso di rimetterci le mani in alcuni passaggi. Ringrazio in particolare Piergiorgio Pardo per avermi prestato la sua esperienza musicale, in particolar modo per come mi ha guidato nella costruzione del mio ritratto che appare in copertina. Sono io stesso l’autore delle musiche e dei testi e ho eseguito sia la parte strumentale che quella canora (a parte le collaborazioni che citerò di seguito), oltre ad aver registrato e masterizzato l’album. Insomma un prodotto fatto in casa. Veniamo alla presentazione dei brani. Il titolo dell’album “Nulla è perfetto” è anche il titolo del brano di cui ho realizzato il video. Sono convinto sia una delle più belle canzoni che ho scritto: un disabile intellettivo si innamora di una ragazza non disabile particolarmente bella e sensibile. Ho provato a mettermi nei suoi panni ed immaginare i suoi pensieri, le sue sensazioni, le sue emozioni. Grazie a Gianfilippo Boni per aver contributo all’arrangiamento degli archi digitali rendendo questo brano ancora più lirico di quanto io stesso avrei immaginato. La prima di queste canzoni, cronologicamente parlando è “Stasera”, scritta nel marzo del 2020 durante la prima ondata del Covid 19, un brano d’amore dedicato a mia moglie che ogni giorno di ritorno dall’ospedale metteva i suoi vestiti fuori in balcone e subito dopo la doccia, giornate infinite di paura e di attesa in cui non trovavo un minuto per stare in pace con lei. Ringrazio mia figlia Irene per il contributo vocale. Come la maggior parte di noi durante questo periodo ho riflettuto molto in solitudine, con “Aspetta un momento” e “Centodue cappelli” ho guardato indietro al passato ma senza nostalgia, solo per ritrovare immagini di me, di noi di quando abbiamo superato momenti difficili, una specie di esercizio per recuperare le energie disperse nelle routine ormai scomparse e divenute astratte. “Non ci resta che andare” richiama il rapporto con la natura che non necessariamente deve essere cercato chissà dove, lo puoi trovare anche a primavera quando si aprono le finestre, è importante accorgersene. “Canto all’orizzonte“ e il tema dei migranti che non manca nemmeno in questo album, un brano recitato e cantato, parole strazianti. Grazie a mia figlia Benedetta che interpreta la voce della ragazzina in viaggio. In “Una stella tra le stelle” un ragazzo scuro di pelle e solitario, anche lui figlio di migranti, sensibile ed estremamente intelligente, ma con grande difficoltà a far quadrare la sua cultura con quella nostrana. “Ciao ragazzo ciao” e un brano assolutamente autobiografico. “Uomo di passaggio” è l’incontro con il grande amico giornalista degli “ultimi”, Domenico Iannacone… ho lavorato molto su questo brano. “Quale direzione” apre l’album, un’introduzione leggera, spiega che la direzione è sempre la stessa da sempre: amore e uguali opportunità a tutti gli esseri umani. Mi farà piacere sapere se sono riuscito a darvi anch’io qualcosa, ditemelo sui miei profili social.
Titolo: Quale Direzione Autore testo e musica di Giuseppe Moscato Stasera fa freddo non sai dove andare Senti come l’aria profuma di sale Con le tue guance rosse Come ogni anno a Natale Tanto lo sai che alla fine Qualche pezzo si perde lo stesso Forse in un porto di mare Saprai quello che devi fare Grandine e pane Semi d’arancia La direzione È sempre la stessa Se c’è un temporale Non c’è niente di male Basta cambiarsi Scarpe e vestito Un cappuccino speciale E un cornetto la notte Come quando eravamo A piazza Farnese Quello era tempo Di rivoluzione Finestre di notte Come luci nel buio Come lampare Sulle onde del mare Nessuno ti spinge da dietro le spalle Basta seguire la tua Stella polare Senti che voglia c’è di cambiare Di metterti il braccio sopra le spalle Non interrompere il sogno Di stare insieme a cercare Grandine e pane Semi d’arancia La direzione È sempre la stessa Se c’è un temporale Non c’è niente di male Basta cambiarsi Scarpe e vestito Un cappuccino speciale E un cornetto la notte Come quando eravamo A piazza Farnese Quello era tempo Di rivoluzione
Titolo: Centodue cappelli Autore: Giuseppe Moscato Contorni sfumati immagini perdute Tra i sassi e i fiori Si ritrovano i miei passi Polvere sulla strada Percorsa e camminata Hai La faccia stanca Gli occhiali sono sporchi Ho 102 cappelli Chiusi nell’armadio Li ho tutti nella mente Mi hanno accompagnato C’è fame di poesia Di tempo andato via Ormai non c’è bisogno Di aspettare un altro giorno Dai sali su se puoi Ti ascolterò se vuoi Non c’è nessun segreto Solo voglia di partire Non chiedermi perché non so se dirtelo Ho perso la mia sfida Ho regalato la mia vita Ci ho provato sai A cercare le parole Per dirti come mai Sei andata via da qua fragili i miei capelli chiusi nella stanza È passato troppo tempo Ma non si è perduto il senso Non so cosa succede È stupido lo so Ci sono lunghe pieghe Nascoste tra le rughe Ormai la piazza è vuota Un’idea si è frantumata ma all’angolo la strada Non si fa guardare indietro Dai sali su se vuoi Ti ascolterò Non c’è nessun segreto Solo voglia di cambiare aria Puoi chiedermi perché Te lo racconterò Ho cercato la mia sfida Ho regalato la mia vita Non ci sono fallimenti Solo attimi confusi C’è solo libertà Diritto di esistere
Titolo: Non ci resta che andare Autore: Giuseppe Moscato Siamo alla ricerca di cieli illuminati Di alberi e animali parlanti Di corpi (danzanti) senza veli Dentro i sogni segreti dei viandantiViene l’autunno, la vigna ed il vino E la tristezza si dissolve al mattino Perché noi sappiamo guardarci negli occhi Non sappiamo portare maschere sul viso È ora di compiere il salto Come il passo di un vecchio Contro il volo di un falco Non ci resta che andare Per distese lontane Non ci resta che andare Per distese lontaneNon è più ormai questione di tempo Nonostante lo sguardo sia sempre attento Basta suonare una armonica blues Sotto una veranda accompagnato dal vento È sufficiente per pregare in silenzio Al tramonto prima di sera Quando dalle finestre passano Il gelsomino ed il tiglio È ora di compiere il salto Come il passo di un vecchio Contro il volo di un falco Non ci resta che andare Per distese lontane Non ci resta che andare Per distese lontane Si può perdere una guerra Per comprare la pace Basta indossare una bandana americana (Speravo che quell’America fosse più lontana) Ma l’odore dei funghi in ottobre verrà Sarà come un migrante Solo con la sua libertà
Titolo: canto all’orizzonte Autore testo e musica: Giuseppe Moscato Ore di cammino, la strada è bianca la strada è grigia, sempre uguale per chilometri, la faccia è sporca perché il vento è sporco e poi i soldati, tanti soldati. Il ponte è lontano e noi possiamo solo camminare, camminare… e allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di cantare Ho sonno mi racconterai una storia È tardi per pensare a quello che è successo Siamo ancora lontani e quando arriveremo ci saranno altri soldati che sbarrano la strada, che ti dicono fermati, non puoi andare oltre, fermati! aspetta! Non puoi andare oltre! Aspetta! se fa freddo aspetta, se fa caldo aspetta Papà questa polvere non va via Ho sete e non sento più le mani E allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di cantare… Mi chiamano migrante, mi chiamano clandestino, non ho più un nome e mia figlia non capisce perché c’è tanto vento, perché la faccia è sporca, perché la strada è sempre bianca, sempre dritta, sempre grigia, sempre triste, sempre strada E allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di cantare, Abbiamo fame, si perché arriva il momento che viene la fame e non hai niente da mangiare, mia moglie, mia figlia si aspettano che io trovo qualcosa da mettere sotto i denti, ma il confine è ancora lontano e la strada è ancora strada Mai non l’avevo visto mai Neanche nelle storie della sera Il mare è come una parola che corre, rallenta, gioca, il mare si ripete, il mare è sempre uguale, è l’orizzonte, è la paura, è la speranza: avremo pane da mangiare e mani per lavorare, per pregare per amare, per curare Voglio respirare questo canto Stringere per sempre la tua mano Guarda la luce piccola mia, guarda le stelle, la luna, ascolta le carezze infinite della mamma, ascolta il suono della risata, guarda gli occhi del nostro fratello occidentale che ti accoglie e piange perché non aveva ancora visto il color ebano della tua pelle e allora cerco di sognare, di andare, di pensare, di volare, di cantare… di sperare…
Titolo: Nulla è perfetto Autore: Giuseppe Moscato Mi sono guardato allo specchio E ho pensato anche stavolta Ho sbagliato Me lo hai raccontato Ancora una volta Eppure non riesco A capire Mi hai sempre detto Lo hai ripetuto Che nulla Dopotutto È perfetto A volte succede Per caso una sera Mi guardi negli occhi Non sai cosa dire Forse davvero A pensarci bene Non c’è molto altro Molto altro da dire C’è un abbraccio Con gli occhi Una sera di agosto Un luna perduta Nella notte che viene Ti chiedo davvero Se ti ho fatto del male Se non ti riesce Non mi perdonare Non ti ho chiesto di andare Ma di restare Con me Sono solo un ragazzo Che vuole parlare Che vuole toccare il tuo viso Mi vorrei innamorare Delle tue mani che sanno Quando scendi le scale All’uscita di scuola Mi resta il profumo Della terra bagnata Della pioggia che scende E Il desiderio che sale Sorrido lo stesso Perché sono felice Di starti accanto Mentre si spenge la luce Non ti ho chiesto di andare Ma di restare Con me
Titolo: Ciao ragazzo ciao Autore musica e testo: Giuseppe Moscato Ho visto pensieri di ragazzi sul muro E al mattino guardare il sole sul mare sul mare E sembra che il tempo È più avanti di noi Di noi che avevamo un’idea Soltanto un’idea Perché il mondo lo sai è soltanto un’idea E mi raccontavi che stavolta dovevi partire Dall’altra parte del mondo c’era posto per te Laggiù in Sud America c’era posto per te Per il suono della tua chitarra e per le sere d’inverno In Sud America si c’era posto per te Rit. Ciao ragazzo ciao non sarai più lo stesso non ti nasconderai domani poi chissà cosa sarà Ti voglio regalare Il mio sole sul mare Per non dimenticare L’odore della pioggia quando è sera Ancora un viaggio E poi un altro viaggio Le nuvole ormai Sono solo un ricordo Il tuo passo libero Accompagnato dal vento Eppure era solo un pensiero Di un ragazzo seduto sul muro Come un sogno svanito al mattino Un mattino di maggio Ciao ragazzo ciao Verro’ a prenderti alla stazione E suonerò per te Quella vecchia canzone Saprai restituire I pensieri dalla polvere Che il tempo ha conservato Neanche un attimo sarà perduto
Testo e musica di Giuseppe Moscato Titolo: Uomo di passaggio Senti forte il dovere Responsabile mestiere La tua vita come una roulette C’è del sangue trasparente Sono stanco di pensare ingoiare le opinioni Sospesi dentro il buio Passare oltre i marciapiedi Hai preso tue cose I tuoi racconti strani Tra pause di silenzio Le parole come lame Le tue ferite aperte Come canti nella notte Anime sofferenti esseri diversi Le tue ferite aperte Come canti nella notte Anime sofferenti esseri diversi Uomo di passaggio Per caso ti ho incontrato Nel mistero di uno spazio Pieno di semplicità Lo sguardo aperto al cielo Dentro tutte le città Dall’alto di un palazzo voli Sulla tua fragilità Hai preso tue cose I tuoi racconti strani Tra pause di silenzio Le parole come lame Le tue ferite aperte Come canti nella notte Anime sofferenti esseri diversi Le tue ferite aperte Come canti nella notte Anime sofferenti esseri diversi Le tue ferite aperte Come canti nella notte Anime sofferenti esseri diversi
Titolo: Una stella fra le stelle Autore musica e testo Giuseppe Moscato Sai non so spiegare Come si fa a volare Era un po’ di tempo fa Che le strade erano vive E siamo a ricordare De André con le sue strofe Sapevano di sale Ma ora è istituzionale E mi capita ogni tanto Di cantare come un tempo E un ragazzo che mi dice Voglio uscire dal silenzio Non so cosa vuol dire Non riesco più a capire Ma mi piacerebbe andare In un piccolo locale E tu ragazzo scuro Prendi tutto il tuo futuro Prova a metterti le ali Con la tua faccia pulita E mi sento come un padre Che ha bisogno di ascoltare Perché sai che io lo so Me lo puoi raccontare Ma qui sembra come allora Come quando andavo a scuola L’erba voglio no non c’è Nel giardino del tuo re E così che ho imparato Lentamente a camminare E c’è chi mi ha regalato Due ali per volare Non restare ad aspettare Hai altro a cui pensare Hai da prendere il coraggio Per farti rispettare E non farti circondare Da chi vuole comandare Da chi fa della tua vita Un nome da calcolare Stringi i denti fatti forte Fai più larghe le tue spalle Sei una stella fra le stelle Che non si può contare
Titolo: Ancora un momento Autore: Giuseppe Moscato
È tutto ad un tratto È calato il silenzio La pioggia spostata sul vetro Pensavo che il mondo Si fosse fermato Avevo bisogno di fiato Ho consumato Un tempo scuro Non c’è bisogno Di andare lontano Ormai ho imparato Che quello che cerco È a portata di mano Mi piacerebbe passare una sera A contare le stelle per prendere il tempo prendere i sogni tenermi stretto Quello che sento Non ho voglia di salire sul treno Preferisco una pausa nulla di meno Ti ringrazio se mi porti a Milano Non c’è fretta di arrivare più lontano Quello che porto e che lascio È come una bottiglia invecchiata Da assaporare una sera di inverno Una memorabile sera di inverno Non so come fare Ma non posso aspettare Ancora un momento Lo sai devo andare È tutta una vita che corri che voli È bello sapere Che il tempo non vale Queste notti che vengono e vanno Questi pensieri Che mi girano intorno Sono come i miei passi i miei occhi Che corrono invano Che corrono invano Strana è la vita nasce finita E’ solo un momento Soltanto un passaggio Ti prende la mano Ti ascolta piano Ti vuole soltanto portare nel vento Mi sento provato ma sono contento Lo dico a me stesso non mento lo so Aspetta un momento vorrei riprovare Non posso fare altro che ricominciare E quello che porto e che lascio È dentro quella bottiglia invecchiata Sempre pronta per essere aperta Una memorabile sera di inverno
Titolo: Stasera Autore: Giuseppe Moscato Stasera ho voglia di parlare un po con te Vorrei leggerti una lettera di tanto tempo fa Vorrei starti più vicino di altre volte Ma ora guardami negli occhi per favore Voglio dirti che mi manchi anche così Perché sai la sera arriva sempre tardi E se il tempo fosse andato un po’ più lento Sarebbe stato dolce anche il silenzio Tienimi la mano, portami con te Questa sera è tutta per te E guarda come è strano Ma mi batte il cuore Stasera voglio stare qui con te È da un po’ di tempo che ti penso spesso E ti vedo col tuo passo svelto Nel silenzio sono poche le parole Le tue mani sanno sempre cosa fare Questa sera sai non posso fare a meno Di ascoltare quello che non hai mai detto E non voglio immaginarlo neanche un po’ So soltanto che saremo io e te Tienimi la mano, portami con te Questa sera è tutta per te E guarda come è strano Ma mi batte il cuore Stasera voglio stare qui con te
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